articoli

 

Bhadra a tu per tu con Osho

Continuano i racconti dei discepoli – qui è Bhadra – alle prese con il comportamento imprevedibile del maestro...

 

Da un articolo apparso su Osho Times n 253

 

Gruppo di donne indiane

 

Tre non sono una folla  

Circa un anno dopo che Osho si era trasferito negli Stati Uniti, io e il mio amico Dulari partimmo dall’India e andammo a trovarlo a Rajneeshpuram per la Prima Celebrazione Mondiale. Io avrei voluto rimanere nel buddhafield di Rajneeshpuram e non tornare mai più in India, ma Osho mi disse di tornare da mio marito, Jayanti. Conoscevo Osho dagli anni ’60, mi aveva aiutato a superare lo shock per la morte di mia figlia, incoraggiandomi a seguire i miei talenti creativi, e da quel momento è stato una stella nella mia vita per almeno dieci anni, prima di prendere il sannyas (cosa che per qualche miracolo avvenne l’ultima notte che Osho trascorse a Pune, prima di partire per l’America).  

Tutte le volte in cui sono ritornata a Rajneeshpuram per la Celebrazione Mondiale Annuale, ho sempre sentito una grande malinconia e il desiderio di rimanere a vivere nella comune. Ma ogni volta che ponevo la questione a Osho, lui mi rispondeva di tornare in India e restare con Jayanti. 

E quindi, ogni volta, lo facevo.

Negli anni, a livello personale, ero andata in profondità nella meditazione e in Osho, e tra me e Jayanti si era creata una distanza crescente. Nonostante ciò, volevo che lui fosse felice, e dal momento che avevo una cara amica che amavo molto, pensai che sarebbe stato bello se ci fosse stato qualcosa tra loro. Iniziai a spingere in questa direzione e alla fine si misero insieme. A quel punto, ovviamente, mi sentii tagliata fuori, e diventai un po’ gelosa.

Tempo dopo, tornai a Rajneeshpuram per la seconda volta e mi sentivo pronta a mia volta a trovarmi un paio di amanti. 

Rajneeshpuram era il posto perfetto: lontana da casa, tanti amici diversi, tutti amanti di Osho, e un’atmosfera molto accogliente e amorevole. 

E avevo queste idee in mente quando mi convocarono a incontrare Osho a casa, insieme ad altri tre amici indiani. 

Non lo vedevo da un anno e non gli avevo scritto nulla della mia situazione difficile  e anzi non ero riuscita a parlarne con nessuno.

A quel punto, seduta ai suoi piedi, non riuscivo a pensare ad altro se non a raccontargli della mia sofferenza da quando Jayanti aveva iniziato una relazione con la mia amica. C’era un grande tumulto nella mia testa e un’inquietudine incontenibile: avevo proprio bisogno di condividere tutto questo con il mio maestro.

Ma ancora prima che iniziassi a parlare dei miei problemi, Osho cominciò a rivolgersi a me parlando di relazioni. Non gli avevo dato alcun indizio in merito; partì, semplicemente, senza alcuna apparente conoscenza dei fatti, parlando prima delle relazioni in generale, poi di me. Mi stava dicendo di “non continuare a sradicare il mio albero della relazione dalla terra, ma di lasciare che le sue radici andassero giù, in profondità”.

Poi iniziò a parlare di Draupadi, la mitica regina indù del Mahabharata che aveva cinque mariti… Mi disse di “diventare come lei” perché, “nonostante i suoi numerosi mariti, fu sempre considerata una donna pura e illuminata”. 

Poi, quando finì di parlare di Draupadi, cominciò con un’altra storia.

“Lascia che ti racconti una storia” disse, e cominciò a raccontare di una coppia profondamente innamorata in cui, a un certo punto, il marito si innamorò anche di una bellissima prostituta e voleva stare con lei nonostante la moglie lo sapesse. Il triangolo amoroso funzionava alla perfezione, la moglie non era affatto disturbata dall’altra relazione, ma la accettò di buon grado. Così andò avanti, raccontava Osho, finché l’uomo si ammalò. E dal momento che la morte era vicina, il marito chiese alla moglie di portarlo a casa della prostituta, perché voleva vederla per l’ultima volta… E la moglie lo portò sulle sue spalle a casa dell’altra donna e lo lasciò lì, a morire in pace con lei.

Osho continuò la narrazione di questa sorprendente storia dicendo che era stato proprio Gesù a dire che è possibile avere diverse persone nel proprio cuore e che non c’è motivo per cui non si possa amarle contemporaneamente. 

Parlò ininterrottamente per almeno dieci minuti, mentre io ero seduta lì, completamente scossa. Era incredibile come avesse centrato perfettamente la situazione, cogliendo quello che mi passava per la mente e quello che stava accadendo nel mio cuore e nella mia vita. Sembrava che mi avesse letto nel pensiero, in ogni minimo dettaglio.

Da quel momento, sostenendo la relazione di mio marito con la mia amica e facendomela andare più o meno bene, Osho mi aveva reso possibile convivere con questa situazione, senza che avessi bisogno di trovarmi un amante.

In altre parole, non avevo alcun bisogno di diventare come Draupadi, dopo tutto!

 

Racconto tratto da: Savita, Encounters with an Inexplicable Man, Paperback



Continua su Osho Times n. 253