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Meditazione al buio - Darkness Meditation

Esperienze con Il Libro dei Segreti raccolte da Pramada   

Un articolo apparso su Osho Times n 262

 

Darkness meditation
 

“Scegli una tecnica e giocaci almeno tre giorni. Se ti darà una sensazione particolare di affinità e di benessere, se ti darà la sensazione particolare che fa per te, allora comincia a fare sul serio”.1  

 

Con queste parole, Osho ci incoraggia a esplorare le 112 tecniche di meditazione del Vigyan Bhairav Tantra, detto an­che The Book of Secrets, Libro dei Segreti. Alcune persone l’hanno fatto davvero ed ecco la prima storia raccolta da Pramada... 



Quando avevo circa trent’anni, ci fu un momento in cui feci la Darkness Meditation ogni giorno per due mesi. Perché proprio quella tecnica? In realtà, avrei voluto fare la Vipassana. Osho ne aveva sempre parlato molto bene nei discorsi e dopo anni di meditazioni principalmente attive, pensai che fosse giunto il momento di prendere sul serio il… sedere in silenzio, vale a dire impegnarmi per un’ora al giorno. Ma non ci riuscii! A causa della mia irrequietezza non riuscivo a rimanere seduta per più di 10 o 15 minuti. Tuttavia la mia voce interiore insisteva sul fatto che era il momento giusto per una tecnica silenziosa. E mi diceva anche che avrebbe dovuto essere facile.

E così mi ricordai della Darkness Meditation che avevo fatto in alcuni gruppi a Pune. 

Essendo cresciuta in un villaggio remoto in cui di notte non c’erano luci artificiali, l’oscurità era qualcosa per cui provavo sentimenti amichevoli, una sensazione di affinità. 

Organizzarmi a livello pratico fu sorprendentemente facile. Vivevo in un appartamento condiviso che aveva un secondo bagno per gli ospiti senza finestre alla fine di un corridoio buio. Non lo usavamo mai, quindi ne presi possesso. Aveva solo bisogno di una bella pulizia profonda e di coperte e cuscini per stare comoda. La campana della chiesa vicina scandiva il tempo per me. I miei coinquilini mi sostenevano e il mio ragazzo era all’estero per un lungo viaggio.

Seguii la struttura che avevo imparato a Pune: 45 minuti a guardare dritto nell’oscurità, 15 minuti sdraiata, sentendomi vicina a mia madre. Per semplificare la seconda parte, ho evitato di pensare alla mia madre biologica e l’ho sostituita con la natura o madre universale. Sedermi nella completa oscurità a occhi aperti si è rivelato inaspettatamente rilassante. E probabilmente ha anche spazzato via ogni possibile paragone con gli altri meditatori che fanno sempre le cose meglio di me.

Fu facile e divertente sin dal primo giorno. Anzi, aveva un effetto così corroborante su di me che dopo mi sentivo felice e contenta per ore. L’unica difficoltà che riesco a ricordare è un senso di colpa per avere questa dimora segreta che riempiva i miei giorni di gioiosa anticipazione e benessere inspiegabile. Ricordo di essermi chiesta: “È possibile che sia davvero così semplice?”. Fortunatamente, avevo sentito Osho dire che “facile è giusto” così tante volte che persino la mia mente irrequieta e critica arrivò ad accettare che fosse davvero possibile...

Passarono due mesi e poi il cambiamento venne a bussare alla mia porta. Il mio ragazzo tornò, qualcosa cambiò nella mia situazione lavorativa e improvvisamente mi risultò molto più difficile mantenere il mio programma di meditazione. Dissi addio alla mia dimora nelle tenebre! Alcune settimane dopo riprovai con la Vipassana. Con mia sorpresa, riuscii a sedermi tranquillamente per più di mezz’ora e godermela.

 

Puoi trovare il commento di Osho sulle meditazioni al buio in I Segreti della gioia, Bompiani Ed.

Articolo apparso in inglese su www.oshovipassana.com

1. Il libro dei segreti, Bompiani Ed.
 

Articolo apparso su  Osho Times n. 262