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Parliamo di anima

Rispondendo alle domande dei discepoli, Osho ci conduce in un viaggio nel mistero 

Un raro brano di Osho apparso su Osho Times n 269

 

Osho




DOMANDA: Osho, dici che Buddha non parla di dio, perché non è possibile dimostrarne l’esistenza, eppure un attimo dopo parla di altre vite e reincarnazione. Come si inserisce tutto questo in una visione scientifica? Buddha dice che l’anima non esiste, ma allora cos’è che rimane dopo la morte? Cos’è la reincarnazione? Intuisco vagamente che ciò che rimane è il “senza forma”, ma può avere un’entità individuale? 
La stessa onda non rinasce.

 

OSHO: La domanda è molto significativa. Il concetto di non-sé è uno dei contributi fondamentali del Buddha alla coscienza umana. È qualcosa di molto complesso e, per capirlo, dovrai stare in silenzio ed essere attento, perché va contro tutti gli schemi a cui sei stato condizionato. 

Prima eccoti alcune analogie, per darti un’idea di cosa significhi “non-sé”.

Il corpo è una sacca di pelle e la pelle definisce dove finisce il corpo e dove inizia il mondo. È una delimitazione intorno a te che ti protegge dal mondo, ti separa da esso e ti lascia solo alcune aperture che ti permettono di entrare nel mondo o di far entrare il mondo dentro di te. Se non ci fosse la pelle, non potresti esistere e perderesti i tuoi confini rispetto a tutto ciò che ti circonda. Ma tu non sei la pelle! La pelle continua a cambiare, proprio come succede al serpente: anche tu continui a cambiare pelle molte volte.

Se chiedi ai fisiologi ti diranno: “Se un uomo vive settant’anni, cambierà pelle completamente quasi dieci volte”, ma è un processo molto lento, quindi non te ne accorgi. A ogni istante cambiano delle parti così piccole che non le percepisci, perché la tua sensibilità non è così raffinata. Il cambiamento è impercettibile, ma mentre la pelle si rinnova, tu continui a pensare che il tuo corpo sia sempre lo stesso. In realtà non si tratta dello stesso corpo, ma di un continuum.

Quando eri nel grembo di tua madre, il primo giorno eri solo una piccola cellula, invisibile a occhio nudo. A quel tempo quella era la tua pelle e quello era il tuo corpo. Poi hai iniziato a crescere e dopo nove mesi sei nato, con un corpo totalmente diverso. 

Se improvvisamente ritornassi a quando eri appena nato e avevi un giorno di età, non saresti in grado di riconoscere te stesso. Sei cambiato così tanto! Eppure pensi ancora di essere lo stesso! E in un certo senso lo sei, perché sei la stessa continuità. Ma in un altro senso non sei lo stesso, perché hai continuato a cambiare. 

L’ego funziona allo stesso modo, proprio come la pelle. 

La pelle tiene il corpo in uno schema, una definizione, un limite. L’ego mantiene il contenuto della tua mente all’interno di un confine. 

L’ego è la pelle interna che ti permette di sapere chi sei, altrimenti ti perderesti, non sapresti chi è chi; chi sono io e chi è l’altro. 

Il concetto di sé, io, ego, ti definisce in modo funzionale. 

Chiaramente ti separa dagli altri, ma è anch’esso una pelle molto sottile che avvolge tutto il contenuto della tua mente: la memoria, il passato, i desideri, i progetti, il futuro, il presente, il tuo amore, il tuo odio, la rabbia, la tristezza, la felicità. Contiene tutto insieme in una sacca. Ma tu non sei neanche quell’ego, perché anch’esso continua a cambiare più della pelle del corpo. Cambia a ogni istante.

Il Buddha usa l’analogia della fiamma. Quando una candela è accesa vedi la fiamma, ma essa non è mai la stessa, perché è in continua evoluzione. Al mattino, quando la spegni, non spegni la stessa fiamma, perché di fatto ha continuato a cambiare per tutta la notte. 

A ogni istante la fiamma va in fumo e una nuova fiamma la sostituisce così velocemente che non ti accorgi dell’assenza, non ti accorgi che una fiamma è scomparsa e che ne è arrivata un’altra. Il movimento è talmente rapido che non si riesce a vedere il vuoto fra le due, si vede solo la continuità. 

Non è la stessa fiamma, anche se per certi versi lo è, perché è la continuazione della precedente, è nata dalla stessa fiamma. 

Proprio come te che sei nato dai tuoi genitori e sei una loro continuazione. Non sei la stessa persona, perché non sei tuo padre e non sei tua madre, ma al tempo stesso sei tuo padre e sei tua madre, perché continui la stessa tradizione, la stessa genealogia, lo stesso retaggio.

Il Buddha dice che l’ego è una continuità, non una sostanza. Continuità come una fiamma, continuità come un fiume, continuità come il corpo.

Però c’è un problema… Possiamo ammettere che sì, è vero, quando una persona muore e tutto scompare è come se fosse una fiamma. Ma il Buddha dice che una persona rinasce e quindi sorge il problema: chi è che rinasce?

 

Altre analogie. Hai mai visto una grande casa che brucia o una foresta in fiamme? Se osservi, ti accorgerai di un fenomeno: ogni fiamma salta semplicemente da un albero all’altro. Non ha sostanza, è solo una fiamma. Non è fatta di materia, è pura energia, un quanto di energia, la quantità necessaria per farla saltare da un albero all’altro. 

Oppure, hai mai provato a vedere cosa succede se avvicini una torcia spenta a una torcia accesa? La fiamma della torcia accesa passa alla torcia spenta. È un balzo quantico, un salto. La fiamma pura balza all’altra torcia e inizia un’altra continuità.

O, ancora, se proprio adesso, mentre mi stai ascoltando, accendessi la radio, improvvisamente cominceresti a sentire un programma trasmesso da qualche canale. Basta una radio ricevente e qualcosa che è trasmesso da Londra, Mosca o Pechino, arriva fino a te. 

Non arriva niente di materiale, solo onde di puro pensiero che saltano da Pechino a Pune… Solo onde di pensiero, niente di sostanziale. Non puoi prenderle in mano, o vederle, ma ci sono, perché la tua radio, o la tua televisione, riesce a riceverle.

Il Buddha dice che quando una persona muore, tutti i desideri, i ricordi e il karma che ha accumulato nella sua vita saltano come onde di energia in un nuovo grembo. È un salto. La parola giusta per definirlo arriva dalla fisica: lo chiamano “balzo quantico”, cioè un balzo di pura energia che non contiene materia. 

Il Buddha fu il primo fisico quantistico, seguito da Einstein a distanza di venticinque secoli, ed erano in grado di parlare la stessa lingua. Io sostengo che il Buddha è scientifico e che parlava la lingua della fisica moderna; semplicemente ci arrivò venticinque secoli prima.

Quando una persona muore, il suo corpo, cioè la parte materiale, scompare, ma la parte immateriale, la parte mentale, che è una vibrazione, è rilasciata e trasmessa, pronta a entrare in un utero adatto ad accogliere quella vibrazione. 

Non c’è nessun sé che si sposta, nessun ego, nessuno. Non c’è bisogno che qualcosa di materiale si sposti, è solo una spinta di energia. È sempre quella stessa sacca dell’ego che salta. La casa è diventata inabitabile, quel corpo è diventato invivibile, ma l’antico desiderio, la brama di vita – tanha come lo definisce Buddha – è sempre vivo e ardente. È quel desiderio che fa il salto. 

 

Da: Osho, The Discipline of Transcendence, Vol. 1 #10 

tradotto in italiano in: Osho, La disciplina della trascendenza, Bompiani Editore


 

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