Da un articolo apparso sull'Osho Times n 295
Caro amico, qualche parola a proposito di una strana esperienza che mi è capitata viaggiando…
Ero in vacanza a Katmandu. Il consolato di Francia a Kabul mi aveva concesso quaranta giorni di ferie e avevo deciso di andare in Nepal e in India.
In un hotel neanche tanto lurido, solidarizzo con un italiano che viene dal centro India, dal Maharashtra. Come se ne vedevano tanti: vestito d’arancio, una collana di legno di sandalo, barba e capelli lunghi.
Mi incuriosisce, al di là dello stereotipo, una distanza, una luce negli occhi e una voglia trattenuta di raccontare.
Decido di dargli corda e di farlo parlare.
Andiamo in un sordido locale tutto di legno che ricorda un rifugio alpino e collezionando bottiglie di birra e piangendo per il troppo chilli, dopo un po’ le parole escono allo scoperto.
“Sei mai stato in un ashram?” mi fa.
“No, ma al consolato ho incontrato molti sannyasin che me ne hanno parlato”.
“Io vengo da Poona, nel Maharashtra. C’è un ashram dove vive un Maestro spirituale. Ci sono stato un anno e mezzo e adesso mi prendo una vacanza dalla spiritualità. Troppa”.
“Che cosa facevi?”.
“Mah…vivevo. Si mangia, si dorme, si scopa, si ascolta il Maestro che ogni giorno parla ai discepoli, si lavora, ma tutto quel che si fa lo si dovrebbe fare in modo meditativo, vale a dire come se fosse la cosa più importante della tua vita”.
Le birre si ammucchiavano, lo sguardo vagava chissà dove, si capiva che doveva raccontare, liberarsi da qualcosa.
Dopo un lungo silenzio, come parlando a se stesso, bofonchiando:
“Chissà se mi capiterà ancora. Potrò rivivere quell’esperienza lontano dal Maestro, altrove?”.
“Quale esperienza?”.
“Non so se raccontare”.
A fatica, come quando ti sei tenuto dentro per tanto tempo qualcosa e temi che raccontandola si impoverisca e non sai se privartene, comincia a dire, all’inizio con un tono incolore, poi via via scaldandosi:
“Lavoravo nella falegnameria dell’ashram, circondato da maestri del legno di molti paesi. Io non avevo mai…
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