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Lo scorso 19 gennaio sono scoccati ben 33 anni da quando Osho ha concluso questa sua “visita al pianeta Terra”, come recita l’epitaffio sulla lapide di marmo dove sono conservate le sue ceneri.

Dopo tutti questi anni senza Osho nel corpo, ci sono molti amici che si chiedono se dobbiamo pensare al lavoro di Osho come un picco di tanti anni fa da cui ci stiamo allontanando, oppure… che futuro abbiamo come sviluppo dell’enorme potenziale ed eredità lasciata da uno dei più grandi maestri di tutti i tempi?
 


Osho



Come si fa a rispondere? Chi può saperlo oggi?
Certo, se guardiamo un altro maestro del calibro di Osho, Gautama il Buddha vissuto 2.500 anni fa, il picco in termini di "diffusione di quella stessa qualità vissuta dai suoi discepoli a lui contemporanei" è stato raggiunto molto dopo la sua morte. Dal piccolo Bihar si è diffuso in tutto l’Oriente, producendo grandi maestri illuminati che hanno fatto la storia.
Pensa per esempio a un Bodhidharma: “Sono esistiti molti Buddha nel mondo, ma Bodhidharma spicca come l’Everest.” Osho

Ecco, un picco come Bodhidharma è un frutto diretto del lavoro di Gautama il Buddha… ma è avvenuto 1.000 anni dopo la morte del Buddha!


Questo per dire che l’impatto e i frutti del lavoro di Osho sono probabilmente ancora tutti da vedere! E certamente passano per vie misteriose a oggi imperscrutabili.

E Bodhidhrama ha prodotto un nuovo salto quantico nella consapevolezza umana, dando origine a quella forma di trasmissione diretta arrivata fino ai nostri giorni col nome di Zen.
Osho, negli ultimi 6 mesi in cui ha parlato in pubblico, si è dedicato esclusivamente al mondo dello Zen. A dimostrazione dell’importanza e della contemporaneità di questa via che, a differenza del buddhismo tradizionale, come tecnica di meditazione di base non include la vipassana, ma lo zazen.

La tecnica è semplicissima, è la forma più semplice e pura possibile. Si sta seduti a occhi aperti davanti a un muro con lo sguardo abbassato e sfocato, a non guardare niente di particolare, ma semplicemente a star seduti senza fare assolutamente nulla.
Sembra una cosa assurda da fare, eppure questa tecnica, nei monasteri Zen, viene fatta dai monaci tutti i giorni per anni. E lo Zen, con questa tecnica, è arrivato vivo fino ai nostri giorni con tanti maestri illuminati nati al suo interno.


Meditare a occhi aperti è davvero insolito e all’inizio non viene spontaneo. Ma con la pratica ho scoperto che è una tecnica fantastica! Oltretutto apre la porta a meditare ovunque nella vita di tutti i giorni. Perché se chiudere gli occhi non è sempre possibile, meditare con gli occhi aperti è invece sempre possibile. E non c’è nemmeno bisogno del muro bianco… per pochi minuti ovunque sono... un’attesa dal dentista, o in coda alla cassa, diventa qualche minuto prezioso di zazen, invece di sprecare il tempo annoiandomi oppure scrollando il cellulare all’infinito.

Osho lo spiega spesso che è importante iniziare a ritagliarsi almeno un’ora al giorno in cui “si fa” meditazione. Ma si sa: un’ora di presenza cosa può fare contro 23 ore di assenza? Quindi il percorso vede quell’ora di presenza allungarsi sul resto della giornata. Naturalmente per trasformare in meditazione qualunque momento della giornata bisogna imparare il trucco. E lo zazen è davvero una bella scorciatoia.
Perché dietro a questo “non fare niente” prende forma sempre più evidente quello che i maestri chiamano il nostro volto originario, lo specchio senza forma che riflette tutte le forme. La presenza silenziosa che Osho chiama il nostro buddha interiore.

Ed è facile dare per scontata in un buddha, avendola sentita descrivere più volte da Osho, la sua capacità di rimanere un semplice specchio di fronte agli avvenimenti. Ma adesso che ci penso mi ricordo di averlo anche visto con chiarezza in Osho in un evento particolare...


Erano gli anni ’70 a Pune. Ero seduto al discorso abbastanza davanti da vedere bene Osho. Avevo due o tre file di altri meditatori davanti a me.
Dopo la sua entrata silenziosa in namaste, Osho si era seduto e aveva iniziato a parlare. Io avevo indugiato con lo sguardo sulla sua grazia per qualche minuto poi, come sempre, avevo chiuso gli occhi in ascolto delle sue parole e dei suoi silenzi.
Dopo un po’ che parlava... non l’ho capito subito, sembrava un rumore che veniva dalla strada. Invece c’era un’altra voce che gridava. Ed era lì vicino.

Aprendo gli occhi ho visto questo indiano in piedi abbastanza vicino al podio dove era seduto Osho e stava gridando delle cose in hindi contro di lui. Immediatamente, vedendo il pericolo, ii mio sguardo è corso verso Osho.
Si era fermato nel mezzo di quello che stava dicendo come se fosse arrivato lo “stop” della dinamica. Aveva tipicamente le mani a mezz’aria mentre stava parlando. E tutto si era fermato lì di botto. Anche lo sguardo di Osho era vacuo, guardava davanti a sé senza guardare niente in particolare. Immobile.
A un certo punto questo indiano estrae un coltello e lo lancia verso Osho.
E lui sempre immobile. Nemmeno un battito di ciglia.


Per fortuna il lancio è andato totalmente fuori direzione e Osho è rimasto illeso.
A quel punto qualcuno si è alzato in fretta e ha scortato fuori dalla Buddha Hall l’attentatore.
Subito dopo Osho ha ripreso a parlare senza commentare l’accaduto.
La sua non-reazione, la sua non-risposta, è stata così totale che non ci crederai ma l’attentatore è stato assolto in tribunale sulla base che Osho non ha reagito per niente. In altre parole, l’abile avvocato difensore ha sostenuto che, siccome Osho non ha dato nessun segno di reazione, vuol dire che non c’è stato nessun attentato. Non è incredibile?

Restare immobili dentro, di fronte agli eventi esterni è la manifestazione del nostro buddha interiore. Che come dice Osho non va creato, è già lì, totalmente disponibile... dobbiamo solo aprigli la porta, dargli il benvenuto nella nostra vita.
In questo, per imparare ad aprirgli la porta, vengono molto utili le tecniche.
Ce ne saranno tantissime da provare in aprile all’Osho Festival di Gabicce Mare, con i suoi 60 eventi in 4 giorni. Guarda che ricco programma quest'anno, distribuito in 3 sale... QUI.

Arrivederci alla prossima newsletter quindicinale,
Akarmo