articoli

indietro

Il succo della vita

Cos’è che rende la vita degna di essere vissuta? Ci sono nuove risposte dopo il crollo delle ideologie e la crisi dei valori?

Richa lo ha chiesto per noi ad alcuni amici al­l’Osho Meditation Resort di Pune - articolo apparso su Osho Times n. 211
 


Meditazione, musica, amore
(la risposta di Arjun)


Per me è aver incontrato Osho: da allora la mia vita ha preso una direzione molto appagante. La meditazione, una conseguenza del mio incontro con Osho, mi fa comprendere come funziona la mia mente, dandomi la possibilità di osservarla e di andare oltre.
E naturalmente anche poter suonare e condividere me stesso qui al Meditation Resort, dove passo molto tempo, contribuisce a farmi sentire realizzato.
La musica per me funziona come un ponte che mi conduce da una sponda all’altra. Suonando e facendo parte del­la scena musicale qui al Resort ho mo­do di scoprire cose di me stesso che non sempre affiorano nella vita normale di tutti i giorni; a livello di creatività, per esempio, sento che qui il mio spirito creativo riceve una forte spinta, grazie a tutto il contesto del posto. Anche l’interagire con altri musicisti mi dà un’opportunità di vedere come sono fatto, come mi rapporto con gli altri, come riesco a manifestare ciò che voglio, ciò che non voglio, ciò che mi piace o non mi piace; tutto questo mi dà modo di vedere quali sono le mie paure, i miei limiti, la mia gioia, la mia creatività.
E poi c’è l’amore che rende la vita degna di essere vissuta, questo grande viaggio che è “l’altro”. La prospettiva di Osho sull’amore e sulle relazioni, almeno come io l’ho compresa, è di uscire dal modo tradizionale di relazionarsi, imparando a farlo a un livello più consapevole, al di là del condizionamento che abbiamo ricevuto.
Attraverso la sua visione il viaggio si fa più ricco, diventa tutto più eccitante, non sai mai ciò che succederà, diventa una sfida con se stessi, con i propri limiti riguardo l’amore: quanto sono disposto ad aprirmi all’altro, accettarlo. Non sempre l’altro mi piace così com’è e non sempre mi piaccio io come sono. Vale la pena mettersi in gioco in tutti questi alti e bassi, e non dare mai l’amore per scontato. Ciò che ci hanno insegnato sull’amore e la vita reale sono cose completamente diverse. Questo modo mi mette alla prova, è illuminante, e il bello di questo cammino è che non c’è una destinazione, ma mi rivela sempre un pezzo in più di chi sono. Lo trovo esaltante, talvolta duro, impegnativo, ma sicuramente degno di essere vissuto.


Onestà e amicizia
(la risposta di Prabodhi)


 

La prima cosa che mi viene in mente riguarda il lavoro che faccio, che è molto di più di un lavoro, visto che lavoro con le persone. Se nel mio percorso non entrassi in contatto con ciò che è importante per me, che rende la vita degna di essere vissuta, e non solo quella di tutti i giorni ma in una prospettiva più vasta, non sarei in grado di svolgere il mio lavoro come si deve. Quindi uno degli aspetti più importanti per me, è essere una persona autentica, onesta, amorevole e presente momento per momento. Onesta e autentica rispetto a ciò che c’è dentro di me, e amorevole e presente nelle mie relazioni, nei miei contatti con gli altri.
Per me sono importanti le connessioni che instauro con gli altri, con gli amici, i momenti di condivisione, di espansione della mia energia, magari stando semplicemente seduta a godermi il cielo azzurro, o i pavoni che mi svolazzano vicino, o quei boccioli di rosa che si vedono qua attorno; a volte esco da una sessione e rimango incantata da qualche fiore che cattura la mia attenzione. È importante per me afferrare questi momenti, portandone la vitalità, questa esuberanza, nell’amicizia.
La sfida è essere onesti, esprimere come mi sento e far valere ciò che ritengo giusto. Talvolta può essere fastidioso, può provocare disagio. Nella nostra società per certi versi è più comodo non smuovere le acque, ma poi la vita diventa così piatta!

È importante per me rimanere sempre connessa con il cuore... a volte significa dire a un amico che qualcosa mi ha fatto soffrire, o che sono davvero felice che sia con me... comunque condividere tutto questo. Senza queste qualità di vitalità, onestà, autenticità, amorevolezza, la vita sarebbe una non-vita, dove si opera per automatismi, finzioni, dove ci si tiene tutto dentro. Questo mi darebbe un senso profondo di vita sprecata.
Mia madre, ad esempio, che ha vissuto una vita molto preoccupata e presa dal mondo esterno, adesso ha settant’otto anni e si preoccupa ancora se ha il trucco adatto, o di comprare un nuovo paio di stivali col tacco alto. Però posso vedere in lei un’infelicità che mi lacera il cuore: ha sempre vissuto per l’esterno, le apparenze; ha recitato il suo ruolo sociale, senza mai dire ciò che sentiva davvero... il dolore, la rabbia. Poi si diventa vecchi, i meccanismi di difesa non funzionano più come prima e tutto quello che si era represso viene a galla. Se mai avessi avuto bisogno di una motivazione per scegliere una vita diversa, questa sarebbe stata la più grande.
Scegliere di essere onesti, presenti, vitali, nella vita di ogni giorno sembra la cosa più difficile, ma bisogna mantenersi vivi, bisogna essere maturi per assumersi la responsabilità di se stessi, e come dice Osho, essere capaci di “rispondere” e non di “reagire”. Sembra una cosa da poco, ma in realtà la trovo una delle sfide più grandi.


Amore, meditazione... morte
(la risposta di Sudheer)


Posso dire che ciò che mi dà maggior gioia, e dolore al tempo stesso, è l’amore, ma non so se poi valga la pena vivere per questo!
Quello che invece mi dà sempre gioia è la meditazione, perciò questa è sicuramente una delle cose per cui vale la pena vivere.
Non so se riesco a trovare un terzo motivo... ma essenzialmente sono due: l’amore e la meditazione.
Sia l’uno che l’altro possono portare molta gioia. Se in amore tutto va bene allora la gioia emerge; lo stesso vale per la meditazione... principalmente ti dà gioia!
Quello che ho compreso è che l’infelicità arriva dal vedere me stesso come un’entità separata, come personalità, come un piccolo ego; quella della separazione è stata una tematica importante nella mia vita essendo cresciuto in un paese straniero dove sentivo che gli altri non mi accettavano. Quindi mi sono sentito sempre separato. Questo è stato fonte di infelicità, e lo è ancora.
La meditazione mi dà un senso di espansione, di far parte dell’esistenza, non so dire bene se sia più fonte di gioia o veicolo di gioia. Con l’amore succede la stessa cosa: quando sono con qualcuno, o con più persone nel caso dei gruppi che conduco, sento l’amore come un senso di enorme espansione, ed è l’espansione a portare gioia nella mia vita.
La gioia è importante per me, anche se non la definirei un obiettivo, ma è piuttosto qualcosa che accade. Sia la meditazione che l’amore non sono mai gli stessi; in meditazione anche se si accede allo spazio di sempre... è sempre come nuovo e lo stesso vale per l’amore, ogni volta si ha il senso che sia nuovo, sempre diverso. Alle volte in una relazione amorosa non va così bene e ci si può sentire molto soli e separati, sprofondando nell’infelicità... ma perfino questo può essere una ragione per vivere, cioè trovare un modo per uscire dall’infelicità!
Ma l’amore è sempre nuovo, diverso, in costante cambiamento, e curiosamente accade lo stesso nella meditazione: pensavo, dopo qualche anno, che meditare fosse un’esperienza sempre identica a se stessa, ma non lo è mai, anche l’andare più in profondità, o magari meno in profondità, è sempre un’esperienza diversa. 

Se c’è un terzo motivo è collegato ai primi due e ha a che fare con la morte: stranamente questa può darci una ragione per vivere, anche se a me l’ha data per meditare, e mi ha anche conferito uno strano rapporto con l’amore. Tengo workshop sulla morte e quello che mi capita di sentire è che la morte è l’estrema espansione. Prima che fossi consapevole di questo, morì un familiare con cui avevo un rapporto molto stretto, una vicinanza quasi telepatica, in particolar modo verso la fine dei suoi giorni. Quando morì sentii un’estrema gioia, un’estasi...
Successe molto prima che incontrassi Osho, perciò non avevo idea di come definire quell’esperienza. Mi sembrò anzi una reazione del tutto fuori luogo, perché mi trovavo al funerale ed erano tutti tristi, piangevano. Per me che non avevo mai provato quella gioia prima di allora fu molto imbarazzante stare con le persone e dentro sentirmi come mi sentivo. Quello fu il mio primo assaggio. E quindi, stranamente, il senso di espansione per me è molto collegato alla morte, ed è la stessa gioia ed espansione che si può avvertire quando si celebra la morte di qualcuno qui al Meditation Resort.
Sembra contraddittorio, ma è molto naturale fare esperienza dell’espansione quando usciamo dai confini del corpo per unirci a quello che ho co­minciato ad avvertire come un oceano di consapevolezza... se si muore consapevolmente. Non so che succede quando le persone muoiono inconsapevolmente, in realtà non so davvero come funziona, non sono mai morto finora e nessuno è mai tornato in vita per dirmi cosa succede dopo morti. Però questo è ciò che avverto vedendolo dal di fuori.
Tutto ciò è sempre presente, perché nei fatti non sappiamo mai se nell’attimo seguente continueremo a vivere o ci riverseremo in quella estrema espansione.
La vita e la morte sono strettamente correlate e ritengo che fare esperienza della morte durante la vita possa darci un assaggio di quell’espansione finale. La meditazione – anche Osho lo dice – ci conduce a quell’esperienza, in quel luogo di silenzio che portiamo sempre dentro di noi, ma che non osserviamo mai. In meditazione, come in amore, come nella morte, possiamo fare l’esperienza di andare oltre il nostro piccolo ego, il nostro sé, la nostra infelicità, e questo ci porta una grande gioia rendendo la vita degna di essere vissuta.



Mistero e creatività
(la risposta di Disha)




Non mi sono mai fermata a pensare per cosa valga la pena vivere, è molto distante dal mio modo di essere in questo momento, ma il primo motivo che mi viene in mente è il mistero. Il mistero della vita lo trovo molto avvincente: lo spazio dell’ignoto, l’aprirsi a nuove dimensioni. Per me è fonte di gioia trovarmi sempre nell’inaspettato, senza sapere cosa succederà. È la sensazione di questo grande spazio ignoto che si dipana di fronte a noi momento per momento... come un ingresso, una porta che si apre, e succedono molte cose in queste nuove aperture... mi dà il senso di andare oltre i limiti della mia mente e la sensazione che uno spazio sconosciuto entri a farmi visita, attivando la mia curiosità nei suoi confronti. Ci sono volte in cui mi fa sentire instabile, ma più in profondità c’è la curiosità, la meraviglia.
Il secondo motivo è la creatività, adoro essere creativa, dare forma a cose diverse; essere capace di creare  mi procura grande piacere. Il mistero è uno spazio molto legato alla creatività: è l’atto di dare una forma alle cose, in molte varietà diverse. Un filosofo diceva che la creatività è mettere insieme due cose note e dar vita a una terza che è ignota... e mi piace come definizione; qualsiasi cosa creiamo è una cosa nuova che non esisteva prima e non sappiamo mai quello che potrebbe nascere.
Il terzo motivo direi che è l’amore, fare esperienza dell’amore, aprirsi all’amore, incontrarsi, poter amare ed essere amati.
L’amore contiene tutto: essere davvero creativi è uno stato che può provenire soltanto da una spazio d’amorevolezza verso quello che faccio, verso dove sto andando! E mi piace dare il benvenuto alla vita, qualsiasi forma assuma: l’amicizia, la connessione con gli altri, condividere,
aver cura, stare con l’altro... comunque la vita mi insegna qualcosa in continuazione.


 

indietro