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Rieccoci qui in virtuale, dopo i mille abbracci, i sorrisi, la danza e i profondi silenzi tangibili di pochi giorni fa all’Oshofestival di Bellaria, salutato alla fine da tutti come “il migliore di sempre!”.
E proprio nei saluti di domenica in molti hanno espresso, a organizzatori e conduttori di eventi, tutta la loro gioia per il mare di regali ricevuti. Spontanee lacrime di gratitudine negli occhi di molti che mi hanno abbracciato…

E mi sono chiesto: cosa ha 'fatto la magia' anche stavolta?

Forse la bravura dei conduttori? O il giusto equilibrio tra gli eventi proposti? Oppure semplicemente la totalità dei 1.000 partecipanti? O forse il grande numero di presenze?
O magari tutti questi fattori messi insieme?

Ecco la mia prospettiva del tutto personale… 
Sono nel mondo di Osho da 40 anni e per tanti anni la mia esperienza di profondità, nei silenzi e nella gioia, l’ho vissuta a Pune, alla presenza di Osho...
 

Oshofestival 2019


Allora era facile dire: “Mi sento così bene, perché Osho in carne e ossa apre una certa porta e condivide se stesso mentre medita con tutti noi”. E vederlo a pochi metri da noi non lasciava a nessuno dubbi in proposito.
L’ultimo anno che andai a Pune, con lui ancora nel corpo, ci rimasi 6 mesi. Per i primi 3 Osho usciva tutti i giorni per stare con noi in meditazione e parlarci. Poi si ammalò e per 3 mesi pieni non l’ho più visto. E ripartii da Pune senza più vederlo.

Per quei 3 mesi ci trovavamo tutti regolarmente in Buddha Hall per la meditazione serale, senza sapere se lui sarebbe venuto o meno. Scoprivamo lì, da un annuncio della sua segretaria, che non sarebbe uscito. E poi iniziavamo a meditare “da soli” con la speranza di vederlo il giorno successivo. Ma non accadde e sparì anche l’annuncio della segretaria all’inizio. Piano piano mi abituai all’idea che lui non c’era. Che comunque la mia dimensione interiore dovevo cercarla per conto mio. Certo, lui era nella sua stanza non tanto distante da noi, ma il fatto che non fosse visibile lentamente mi aprì alla dimensione del “meditare da solo”, senza la presenza fisica del maestro.

​Fu fondamentale per me impararlo, visto che pochi mesi dopo, mentre ero in Italia, Osho lasciò il corpo…

Così “meditare alla presenza di Osho” – cosa che per anni mi aveva affinato i sensi interiori e in un certo senso mostrata la via da percorrere – è diventato “meditare nella sua presenza”, anche senza il maestro in carne e ossa. E in sostanza per me è sempre stato e ancora è: andare dentro e aprire una specie di porta da cui arriva il maestro. Fatto questo, poi la sua energia si espande e fa tutto il lavoro che c’è da fare. E io mi ci diletto dentro.

L’altro elemento di questa dimensione è l'effetto dei numeri…
Se medito da solo nella mia stanza, la porta si trova a una certa profondità dentro di me. Devo percorrere un piccolo 'tragitto' dentro di me per raggiungerla e aprirla.
Quando invece medito in compagnia di un po’ di persone, la porta viene da sola verso di me, già aperta. E qui scatta l'effetto dei numeri: meditando con 100, 200… 1.000 persone la porta è ovunque, dentro e fuori di me!

​Tornando alla domanda iniziale, cosa ha fatto la magia?
La mia riposta è: Osho!
Dalla porta aperta ovunque, dentro e fuori di noi, si allunga verso di noi l’oceano di Osho. A quel punto non serve fare altro, basta lasciarsi andare. E se si lasciano andare 1.000 meditatori insieme succede che, usando le parole che una partecipante ci ha scritto: “L’OshoFestival è un’esperienza IMMENSA, non si può raccontare: bisogna viverla”.

E per fortuna non c’è da aspettare un anno per ritrovare questa dimensione. La ritrovi intatta già ai primi di luglio a Meditando, Salsomaggiore Terme.
Prima di allora rimane, da parte nostra, la magia delle parole di Osho e le esperienze dei meditatori raccontate tutti i mesi sull’Osho Times a cui è bello essere abbonati. Buona lettura, Akarmo​