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La danza dell'anima 

Sei tu a scegliere in che modo danzare e da questo dipende il tuo destino...

Un raro brano di Osho apparso su Osho Times n. 260

 

Osho



Prima di entrare nel sutra, comprendiamo alcune cose. Friedrich Nietzsche ha detto da qualche parte: “Io credo solo in un dio che sa danzare. Credere in un dio triste è segno di un uomo malato”.

C’è verità in questa affermazione. Mo­delli il tuo dio a tua immagine. Sei triste: il tuo dio sarà triste. Sei felice: il tuo dio sarà felice. Se riesci a danzare, an­che il tuo dio sarà in grado di danzare. L’esistenza ti appare uguale a te stesso. La creazione è un’estensione della tua visione. Finché non riesci a credere in un dio che danza, non sei sano. Il concetto di un dio triste, piangente e malato parla della tua malattia.

Il sutra di oggi è:

 

L’anima è un danzatore.

 

Ci sono alcune cose da capire di un danzatore. La danza è l’unica attività in cui l’atto e l’attore diventano uno. Quando un pittore dipinge un quadro, l’immagine e la persona che la dipinge diventano separate; quando un poeta scrive una poesia, la poesia e il poeta diventano separati; quando uno scultore dà vita a una statua, lo scultore e la statua diventano separati. La danza è l’unica attività in cui il danzatore e la danza restano uno: non possono essere separati. Se il danzatore scompare, la danza non c’è più. Se la danza si ferma, quell’uomo non può essere definito un danzatore. Il danzatore e la danza sono uno.

Ecco perché è molto importante definire dio un danzatore. Questo mondo non è separato da lui. È la sua danza, non è la sua azione. Non è una scultura che dio ha creato e finito. È presente nella sua creazione in ogni momento. Nel momento in cui si fa da parte, la danza si ferma. E ricorda, nel momento in cui la danza si ferma, anche dio scompare. Non può esistere senza la dan­za. Si manifesta in ogni fiore, in ogni foglia, in ogni atomo e particella. L’opera della creazione non ha avuto luogo in un antico passato e poi si è fermata. L’atto della creazione accade in ogni istante. Per questo tutto è nuo­vo. Dio sta danzando, dentro e fuori.

 

L’anima è un danzatore.

 

Ciò significa che qualunque cosa tu abbia fatto, qualunque cosa tu stia facendo, qualunque cosa tu farai, non è mai separata e distante da te. È il tuo gioco. Se stai soffrendo, è una tua scelta. Se sei felice, è una tua scelta. Nessun altro è responsabile.

 

Ero stato appena nominato professore in un liceo. Dato che il liceo era a una certa distanza dalla città, i professori si portavano il pranzo e mangiavano insieme allo stesso tavolo. 

Un giorno la persona seduta accanto a me aprì il portavivande, guardò dentro e disse: “Di nuovo patate e chapati!”. Pensai che forse non gli piacevano le patate e i chapati. Ma siccome ero nuovo, non dissi nulla. Il giorno dopo successe la stessa cosa. L’uomo aprì il portavivande, guardò dentro e sospirò: “Le stesse patate, gli stessi chapati!”. 

A quel punto gli dissi: “Se non ti piacciono le patate, perché non dici a tua moglie di prepararti qualcos’altro?”. 

Rispose: “Mia moglie? Quale moglie? Mi preparo il pranzo da me!”.

 

Questa è la tua vita. Non c’è nessun altro. Se ridi, ridi; se piangi, piangi. Nessun altro è responsabile. Potrebbe essere, tuttavia, che hai pianto per così tanto tempo che è diventata un’abitudine e hai dimenticato come ridere. Potrebbe anche essere che hai pianto così tanto che non riesci a fare nient’altro! Hai fatto molta pratica. È anche possibile che tu abbia pianto per così tante vite da dimenticare che sei stato tu stesso a scegliere di piangere. Ma la tua mancanza di memoria non trasforma la verità in menzogna. L’hai scelto tu. Sei tu il padrone e quindi nel momento in cui cambi idea e decidi, questo pianto si fermerà.

Essere riempito dalla consapevolezza di essere il padrone, di essere il creatore e il responsabile di tutte le tue azioni provoca una trasformazione nella tua vita. Finché consideri gli altri responsabili, la trasformazione non è possibile, perché fino ad allora sarai dipendente. Pensi che gli altri ti rendano infelici, quindi come puoi essere felice? È impossibile, non è nelle tue mani cambiare gli altri. Solo il potere di cambiare te stesso è nelle tue mani.

Se pensi che sia il tuo destino a essere infelice, la questione non è più nelle tue mani. Come puoi cambiare il tuo destino? Il destino è al di sopra di te. E se senti che qualunque cosa stia accadendo è predisposta per te da dio, sarai solo una macchina, dipendente da fattori esterni e senza alcuna anima tua.

Il vero significato dell’anima è che sei indipendente. 

Non importa quanto grande sia la tua sofferenza, è una tua creazione. Il giorno in cui deciderai diversamente, la tua vita cambierà. Tutto dipende dalla tua visione della vita.

 

Ero ospite a casa di Mulla Nasruddin. 

Una mattina, mentre facevo una passeggiata in giardino, vidi sua moglie lanciargli una tazza in testa. Lo mancò e la tazza si schiantò contro il muro. Nasruddin si rese conto che avevo visto tutto. 

Quindi uscì di casa e disse: “Perdonami, ma non pensare male, siamo molto felici. A volte mia moglie mi lancia qualcosa, ma questo non cambia la nostra felicità”.

Ero un po’ sorpreso e gli chiesi: “Mulla, ti dispiacerebbe spiegarmelo in modo più dettagliato?”.

Disse: “Vedi, se colpisce l’obiettivo è felice e se lo manca, sono felice io e questo non varia la nostra felicità. A volte mi colpisce e a volte mi manca, così siamo tutti e due felici”.

 

Tutto dipende da come vedi la vita. Sei tu che la crei, sei tu che ne fai esperienza e sei tu che la interpreti. Sei assolutamente solo. Nessuno entra mai nella tua vita. Nessuno, mai. Se qualcuno lo fa è perché gli dai il permesso. 

Questa comprensione fa sorgere un problema e, a causa di questo problema, hai scelto di dimenticare la tua comprensione.

Il problema è questo: se ti rendi conto di essere l’unico responsabile, non puoi soffrire. O, se scegli di soffrire, non puoi lamentarti, ma ti godi sia la sofferenza che il lamento.

Ti piacciono il dolore e la sofferenza, perché così ti senti un martire. C’è un grande piacere nel martirio. Quando sei infelice, chiedi solidarietà e la solidarietà è molto piacevole. Questo è il motivo per cui le persone amplificano la loro sofferenza di dieci volte quando la raccontano agli altri. Quale altra ragione avrebbero, altrimenti, di continuare a raccontare le loro storie di sofferenza quando nessuno vuole ascoltarle?

A chi interessa la tua sofferenza? I tuoi racconti dolorosi non fanno altro che intristire gli altri, di certo non portano fiori nelle loro vite, eppure tu insisti a raccontarli. E l’altro ti ascolta solo perché spera che poi tu ascolterai i suoi dolori. Se pensa che non succederà, se ne andrà. Consideri noiose solo quelle persone che non ti lasciano parlare. 

È una specie di contratto: tu annoi me e io annoio te. Tu mi annoi con i tuoi racconti di sofferenza, io ti annoio con i miei e così siamo pari.

Perché le persone parlano così tanto della sofferenza? La ragione è che l’uomo cerca solidarietà, comprensione. Se racconti in giro i tuoi problemi qualcuno ti consolerà e ti coccolerà. Ti dirà: “Oh, stai soffrendo così tanto”. È il tuo modo di chiedere amore. Ecco perché hai un così grande investimento nella tua sofferenza. Hai investito molto nella tua sofferenza.

Solo quando sei infelice vedi una piccola speranza intorno a te. Le persone sembrano offrirti aiuto e sostegno. Sono solidali. 

Non hai mai ricevuto amore nella tua vita e la solidarietà è spazzatura, ma è la cosa più vicina all’amore. Chi non ha mai avuto dell’oro vero inizia ad accontentarsi dell’oro falso.

La solidarietà è amore falso. Quello che volevi veramente era amore, ma l’amore deve essere guadagnato, perché solo una persona capace di dare amore può riceverlo. L’amore è un riflesso di ciò che dai. Non sei capace di dare, stai solo mendicando. Sei un men­dicante, non un re! È molto più facile chiedere l’elemosina quando si soffre.

Guarda il mendicante per la strada. Ha inferto delle ferite artificiali al suo corpo. Quelle ferite non sono reali. Ma sembra che soffra moltissimo e trovi molto difficile dire “no”. Ti senti in colpa, urta il tuo ego, come puoi dire “no” a una persona che sta soffrendo così tanto? Se ha un aspetto sano, puoi anche dirle: “Sei sano, fai qualcosa, vai a lavorare, puoi guadagnarti da vivere!”. Ma quando vedi un uomo che soffre non puoi dire nulla, devi mostrare solidarietà anche se è falsa.

Ti aggrappi alla sofferenza perché non hai ricevuto amore. Chi ha ricevuto amore nella vita sarà pieno di gioia e beatitudine; si aggrapperà alla gioia, alla beatitudine e non alla sofferenza. 

Non vale la pena di aggrapparsi alla sofferenza. Ma ne trai il vantaggio di poterti lamentare, perché quando dici che gli altri ti fanno soffrire, il peso della responsabilità non è più su di te. 

E quando io ti dico, come dicono tutte le Sacre Scritture e tutti i saggi del mondo, che solo tu sei responsabile e nessun altro, diventa un peso per te. 

Il pensiero più pesante è che non puoi più dare la colpa a qualcun altro. Ancora più gravoso è il fatto che se solo tu sei responsabile, a chi chiederai solidarietà? E nel profondo sorge un’altra difficoltà, che se tu sei responsabile, allora il cambiamento è possibile. E il cambiamento è una rivoluzione, è subire una trasformazione.

Devi spezzare tutte le tue vecchie abitudini. Hai un vecchio quadro di riferimento, che è tutto sbagliato. La casa che hai costruito fino a ora è un inferno totale. Ma sei tu che l’hai creata: non importa quanto sia grande, devi demolirla. E ti sembra che il lavoro di tutta la tua vita debba andare in malora. Ecco perché cerchi di evitare la verità, ma più scappi, più ti perderai.

Comprendi questo innanzitutto e soprattutto che sei il centro della tua esistenza; nessun altro è responsabile. Non importa quanto sia pesante da accettare, tu sei il solo responsabile. Se accetti questa verità, tutto il dolore sparirà presto. Perché quando diventa chiaro che stai facendo questo gioco, quanto tempo ti ci vuole per distruggerlo? E a quel punto nessun altro è coinvolto. 

Ma se vuoi goderti la sofferenza, è una tua decisione, ma a quel punto non hai alcuna ragione di lamentarti. Se vuoi vagare senza meta nel mondo, è per tua volontà. Se vuoi scendere all’inferno, è interamente una tua scelta. Ma non lamentarti! Sii felice nella tua sofferenza...

Continua su Osho Times n. 260


Tratto da: Osho, The Great Path # 6