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Segni sul cammino?

L’importante è imparare a sentire, dentro e fuori 

Un raro brano apparso su Osho Times n. 286

 

Osho



 

Domanda: Osho, sul sentiero della meditazione, molti ricercatori trovano difficile sapere con certezza se stanno facendo progressi o se sono bloccati da qualche parte, ripetendo il medesimo schema.

Puoi spiegare nel dettaglio quali fattori indicano il costante progresso del meditatore?

 

Osho: Quando mediti, o lavori su te stesso, se ti chiedi se stai facendo progressi, sappi che non ne stai facendo, perché quando c’è un progresso lo sai. Come mai? È come quando sei malato e prendi delle medicine. Non sei in grado di sentire se stai guarendo? Se non lo senti e ti domandi se stai migliorando o no, sappi che non stai migliorando. Il benessere è una sensazione così chiara che quando ce l’hai, lo sai.

Ma perché sorge questa domanda? Questa domanda sorge per tanti motivi. Uno è che non stai lavorando per davvero. Stai solo ingannando te stesso, ti stai prendendo in giro. E invece di preoccuparti di quel che fai, ti preoccupi di ciò che accade. Se ti stessi impegnando davvero, lasceresti il risultato al divino! Ma le nostre menti sono fatte in modo che ci preoccupiamo meno della causa e più dell’effetto, a causa dell’avidità.

L’avidità vuole avere tutto senza fare nulla. La mente avida funziona così e quindi chiede: “Cosa sta succedendo? Sta succedendo qualcosa oppure no?”. Preoccupati di quello che stai facendo e quando succederà qualcosa lo saprai. Succederà a te, non devi chiedere a nessuno.

Un’altra ragione per fare questa domanda è che pensiamo che ci debbano essere dei segni, dei simboli, delle pietre miliari da raggiungere che mostrino che: “Ho fatto grandi progressi”, “A questo livello o a quel livello ho raggiunto tanti traguardi”. Vogliamo fare dei calcoli prima che l’obiettivo finale sia raggiunto. Vogliamo avere fiducia in noi stessi, nel fatto che stiamo facendo progressi.

Ma, in realtà, non ci sono pietre miliari, perché non esiste una strada fissa. E ognuno di noi è su una strada diversa, non siamo tutti su una strada. Anche se state seguendo la stessa tecnica di meditazione, non siete sulla stessa strada, non è possibile. Non esiste una strada pubblica, ogni percorso è individuale e personale. Quindi, sul sentiero, le esperienze di un altro non ti saranno utili; anzi, possono essere dannose.

Magari una persona vede qualcosa sul suo cammino e ti dice che quello è il segno del progresso, ma tu potresti non incontrare lo stesso segno sul tuo cammino. Sul tuo cammino potrebbero non esserci gli stessi alberi, o le stesse pietre. Quindi non essere vittima di tutte queste sciocchezze. Solo alcuni sentimenti interiori sono davvero rilevanti. Ad esempio, se stai facendo progressi, alcune cose inizieranno ad accadere spontaneamente.

In primo luogo, ti sentirai sempre più appagato. In realtà, quando la meditazione è completa, diventi così soddisfatto che dimentichi di meditare, perché la meditazione è uno sforzo, uno scontento. Se un giorno ti dimentichi di meditare e non senti alcuna dipendenza, non senti alcun vuoto, ma anzi ti senti pieno come sempre, sappi che è un buon segno. Ci sono molti che fanno meditazione e quando non la fanno succede loro uno strano fenomeno. Se la fanno, non sentono nulla. Se non la fanno, sentono il vuoto. Se la fanno, non succede niente. Se non la fanno, sentono che manca qualcosa.

Questa è solo abitudine. Come fumare, come bere, come qualsiasi altra cosa: è solo un’abitudine. Non fare della meditazione un’abitudine. Lascia che sia viva! E lo scontento scomparirà a poco a poco, ti sentirai appagato. E non solo mentre stai meditando.

Se qualcosa succede solo mentre stai meditando, è falso! È ipnotico! Fa bene, ma non è molto profondo. Va bene solo in confronto a qualcos’altro. Se non sta succedendo nulla, nessuna meditazione, nessun momento felice, non preoccuparti. Se sta succedendo qualcosa, non aggrapparti a esso. Se la meditazione sta andando bene, in profondità, ti sentirai trasformato per tutto il giorno. Un appagamento sottile sarà presente in ogni momento. Qualunque cosa tu stia facendo, sentirai una pace al centro: l’appagamento.

Certo, i risultati ci saranno. La rabbia sarà sempre meno possibile. Scomparirà gradualmente. Come mai? Perché la rabbia indica una mente non meditativa, una mente che non è a suo agio con se stessa. Ecco perché ti arrabbi con gli altri. Fondamentalmente, sei arrabbiato con te stesso. Dal momento che sei arrabbiato con te stesso, continui ad arrabbiarti con gli altri.

Hai notato che ti arrabbi solo con le persone con cui sei molto in intimità? Più grande l’intimità, più grande la rabbia. Come mai? Maggiore è il divario tra te e la persona, minore sarà la rabbia nei suoi confronti. Non ti arrabbi con uno sconosciuto. Ti arrabbi con tua moglie, con tuo marito, con tuo figlio, con tua figlia, con tua madre. Come mai? Perché ti arrabbi di più con le persone che sono più intime?

Il motivo è questo: sei arrabbiato con te stesso. Più una persona è intima, più la identifichi con te. Sei arrabbiato con te stesso, quindi quando qualcuno ti è vicino, puoi gettare la tua rabbia su di lui. È diventato parte di te.

Con la meditazione sarai sempre più felice di te stesso, ricorda: di te stesso. È un miracolo quando qualcuno diventa più felice di se stesso. In genere o siamo felici di qualcuno o siamo arrabbiati con qualcuno. Quando si diventa più felici di se stessi, è davvero un innamorarsi di se stessi. E quando sei innamorato di te stesso, è difficile arrabbiarti. Diventa assurdo. Ci sarà sempre meno rabbia, sempre più amore e compassione. Questi saranno segni, i segni generali.

Quindi non pensare di aver conseguito chissa che se inizi a vedere la luce o dei bei colori. Sono belli, ma non accontentarti finché non ci saranno dei veri cambiamenti psicologici: me­no rabbia, più amore; meno crudeltà, più compassione.

Se questo non accade, vedere luci e colori e sentire suoni sono un gioco da ragazzi. Sono belli, molto belli; sono un bel gioco, ma non è questo lo scopo della meditazione. Accadono sul cammino, ma sono solo sottoprodotti, non farci caso...

 

 

 

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Testo di Osho tratto da: The Ultimate Alchemy, Vol. 2 #18