Da un'intervista a Radha sull'Osho Times n 312
Questa è un’intervista fatta a Radha nel 1978, e mai pubblicata, quando aveva solo 24 anni, era già sannyasin da 4 e viveva e lavorava a Pune, nell’allora Ashram di Osho.
L’argomento dell’intervista è la sua esperienza del lavoro come meditazione e metodo di crescita personale e la stimolante condivisione del suo processo personale.
A quel punto, a parte un breve intervallo in ufficio, aveva fatto le pulizie per oltre 2 anni e mezzo, oltre a essere la traduttrice per gli italiani e una delle “medium” di Osho durante i darshan. Insieme a Maneesha, era anche una delle “annusatrici*” (foto) e faceva la guardia ai discorsi del mattino.
Domanda: Hai mai avuto qualche resistenza verso il tuo ruolo di addetta alle pulizie?
Radha: Non sento di aver mai avuto niente contro il fare le pulizie. Le mie vere resistenze sono sempre state verso il lavoro in generale. Per me, la vita e il lavoro sono sempre state due cose separate, perché in passato mi è stato insegnato da mio padre e dal mio ambiente sociale che dovevo lavorare e guadagnarmi da vivere. Quindi per me divertirmi e lavorare erano due cose diverse.
Quando ho iniziato a lavorare, ho sentito molte volte che mi stavo trascinando, che lo facevo giusto per farlo e finire. Ma non era per le pulizie in se stesse. Non mi è mai dispiaciuto pulire in sé e questo è sempre stato il mio atteggiamento. Circa due anni fa, durante un discorso, avevo fatto una domanda a Osho su come essere creativa in lavori come le pulizie. A quel tempo, pensavo che fare le pulizie non fosse un grande lavoro. Quando lavori in ufficio, magari non ti piace il lavoro, ma almeno hai qualcosa che soddisfa il tuo ego. Nel fare le pulizie non esiste niente del genere.
Osho mi aveva risposto: “Fingi di essere un pittore, puoi pulire proprio come il pittore dipinge la sua tela...”.
Ho iniziato a sentire che la creatività non aveva nulla a che fare con quello che stavo facendo, ma aveva a che fare con me: se mi fossi sentita creativa e positiva, il mio lavoro lo avrebbe riflesso.
Poi un giorno mi sentii in sintonia, in armonia, con tutto e il lavoro non era più lavoro, era più un gioco. E faceva più parte della mia giornata, non era separato dal resto. E penso di farne ancora esperienza, specialmente nelle pulizie.
Domanda: A un certo punto hai anche lavorato in ufficio…
Radha: Quando mi hanno chiesto di lavorare in ufficio per me è stato come una grande resa, perché facendo le pulizie puoi lavorare e anche divertirti. Puoi stare per conto tuo, fare le tue cose senza che nessuno ti controlli. Ma in ufficio devi essere lì, presente e avere a che fare con gli altri.
Così, quando mi hanno chiesto di lavorare in ufficio, la prima sensazione che ho avuto era che avrei preferito continuare a fare le pulizie. Ma ho anche sentito che il lavoro in ufficio conteneva una sfida per me: avrei dovuto essere sotto pressione tutto il tempo, avere più responsabilità, ecc. Quindi ho accettato il lavoro come un’opportunità per lavorare su me stessa, per osservare quello che mi stava accadendo.
Il mio lavoro consisteva nell’occuparmi della corrispondenza, di tutte le lettere che arrivavano. Le aprivo, le mettevo in ordine e le mandavo ai vari reparti. Ho notato che in quel ruolo non c’era modo per la mia mente di interferire, perché per tutto il tempo ero concentrata solo sul lavoro e non potevo evitarlo, era lì per tutto il tempo. In un certo senso, l’ufficio era più una lotta con me stessa: posso farcela! Posso arrendermi, posso anche lavorare ininterrottamente tutto il giorno e sono pronta a superare le mie resistenze. E in effetti ho incontrato molte resistenze con le persone, cosa che non succedeva con le pulizie, dove ti assegnano un lavoro e basta.
Domanda: Puoi dire qualcosa in più a riguardo a come hai superato le tue resistenze?
Radha: Le mie resistenze si stavano manifestando principalmente con il mio supervisore. Poi, ho capito che non era niente di personale contro di lei, ma si trattava più della mia resistenza verso l’autorità.
Mi sono sempre sentita una persona molto indipendente e già da bambina, a scuola, avevo sempre il mio spazio e le mie cose; ero contro gli insegnanti e non riuscivano davvero a gestirmi. Ho lasciato la scuola molto presto, perché pensavo fosse inutile dal momento che ero sempre in guerra con gli insegnanti. Non aveva proprio senso!
In qualche modo, un comportamento simile si stava ripetendo in ufficio. In un primo tempo avevo la sensazione che il mio supervisore mi dicesse cosa fare, pur non sapendone più di me. Poi mi sono osservata e mi sono accorta che il mio atteggiamento era sempre sulla difensiva. Ogni volta che qualcuno mi diceva cosa fare, controbattevo immediatamente.
Presto mi resi conto che comportandomi in quel modo, stavo proteggendo me stessa, ma allo stesso tempo stavo anche impedendo che ci fosse uno spazio amorevole tra me e gli altri. E così mi sono sentita più aperta ad accogliere le cose e a vedere cosa sarebbe successo, piuttosto che reagire immediatamente, dicendo qualcosa solo di rimando. Sentivo di voler vedere cosa mi accadeva dentro e così ho iniziato a...
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*Annusatrice: A quel tempo, per essere ammessi al discorso di Osho e ai darshan, tutti dovevano fare la coda all’ingresso ed essere annusati, perché Osho era allergico a odori forti come deodoranti, lozioni per il corpo, shampoo, spray per capelli, ecc... Gli annusatori dovevano annusare tutti e approvare o rifiutare le persone in base al loro odore.
Articolo a cura di Tarisha.
Info su Radha: https://www.tantralife.com/it/