Ma che tipo sei!
Bodytype.
Un’interessante mappa della nostra realtà.
Ce ne parla Dwari, Osho Therapist di grande esperienza, quest’anno per la prima volta all’OshoFestival di Bellaria dal 16 al 19 aprile
Marga: Parlaci dei “bodytype”, i tipi corporei, oggetto del training che inizierai a Miasto la prossima estate...
Dwari: Premetto che per me rappresenta una delle mappe fondamentali, in quanto mostra come il nostro corpo, la sua struttura e il suo profilo riflettano la nostra storia personale. Tutto ciò ha un grande valore, perché quando riconosciamo in noi un certo bodytype, che è connesso allo stadio nel quale ci siamo bloccati nel nostro sviluppo, abbiamo l’opportunità di effettuare un cambiamento. Non nel senso di diventare diversi, ma piuttosto di aumentare la nostra flessibilità, in termini di comportamento, e di modificare il nostro sistema di credenze. Non si tratta di definire, o giudicare noi stessi e il nostro bodytype, quanto piuttosto di prendere atto del fatto che il nostro corpo ci dice che a un certo punto della nostra vita qualcosa è venuto a mancare e ora possiamo imparare a sviluppare le qualità di cui avevamo bisogno, con giocosità e consapevolezza.
La psicologia occidentale ha sempre considerato i bodytype dal punto di vista patologico, come qualcosa di sbagliato: ad esempio, se sei un Tipo-Bisogno hai difficoltà a contattare i tuoi reali bisogni, quindi con questo devi fare i conti e questo devi “aggiustare”. Ho sempre avuto una forte resistenza di fronte al concetto di “qualcosa è sbagliato e bisogna aggiustarlo”. Con il lavoro sui traumi, altro ramo della terapia che ho approfondito, ho imparato che, qualsiasi cosa sia accaduta in qualsivoglia stadio di sviluppo della nostra infanzia, il modo in cui abbiamo risposto non è mai “sbagliato”, ma è stato piuttosto una strategia di sopravvivenza e una risorsa; è stato la risposta intelligente del nostro organismo, attraverso la sua capacità di adattarsi.
Marga: Ci fai una breve descrizione dei tipi?
Dwari: Seguendo un ordine cronologico, esistono cinque bodytype. Il primo, il Tipo-Contatto, si genera nel periodo prenatale, quando il bambino è nell’utero e sviluppa il diritto di esistere, il senso di essere desiderato e la possibilità di rilassarsi in essi.
Quando non succede – se la madre non vuole il bambino, è malata, o non sa neanche di essere incinta – e la connessione nella pancia tra madre e bambino non si verifica, nel bambino emerge la sensazione che non dovrebbe esserci. È un profondo senso di sconnessione. Possiamo considerarlo sotto due aspetti, quello psicologico e quello biologico, che durante i primi stadi sono molto legati: da un punto di vista fisico è tutto normale, ma il bambino non è connesso con la madre e da qui nasce un senso di separazione. Il Tipo-Contatto ha la caratteristica di essere incredibilmente sensibile: dal momento che non sente attraverso il corpo, ma percepisce al di fuori di esso, è connesso a dimensioni diverse della realtà. Spesso i Tipo-Contatto sono persone che lavorano con l’energia, o possono avere elementi di genialità. Hanno una tipica struttura fisica: il loro corpo appare sconnesso, spesso sono magri, alti e dal portamento sgraziato, e hanno occhi “vuoti” o impauriti.
Il Tipo-Bisogno, detto anche tipo orale, si crea da subito dopo la nascita fino all’anno e mezzo: è l’arco di tempo in cui il bambino ha solo bisogno di avere una madre – o un tutore primario – che entri in sintonia con i segnali non verbali attraverso cui comunica – piangere, urlare, ecc. – e li comprenda. In questo stadio il bambino non conosce altri modi di sopravvivere se non l’aver fiducia che ci sia qualcuno per lui. Se tra madre e bambino si instaura il legame affettivo nel modo giusto, la biologia provvede a tutto: è un fenomeno di natura biologica e l’organismo e la biologia della madre sono tali da farle comprendere istintivamente il suo bambino. Se non accade il bambino si ritira in se stesso e sviluppa un certo comportamento che diventerà quello del mendicante, della vittima, o di chi invece aiuta il prossimo, perché iniziando a vedere i bisogni degli altri, e aiutandoli, potrebbe riuscire a rimediare un po’ di aiuto per sé.
Il Tipo-Bisogno spesso da adulto pensa di non dover avere dei bisogni e che se per caso li esprime non c’è comunque nessuno a soddisfarli, o non abbastanza. A livello fisico il Tipo-Bisogno ha a che fare con il diritto di aver bisogno e di protendersi per raggiungere l’esterno, ma non essendo questo possibile le braccia e le gambe non si sviluppano del tutto. A questo si accompagna il senso di non farcela: sollevare le braccia è uno sforzo troppo grande e inutile. Nei loro occhi si scorge un’aria di desiderio e implorazione, ma a livello statico, senza movimento, come se volessero risucchiare gli altri.
È una tipologia molto diffusa nella società moderna in cui le donne vogliono tutto: relazione, carriera, soldi, figli, ma decidere di avere un bambino significa permettere a un programma innato (nella donna e nel bambino) di funzionare nella sua totalità, il che naturalmente vuol dire dedicare se stesse al bambino per almeno un anno e mezzo, periodo in cui il bambino ha bisogno di una persona con cui stabilire un legame affettivo.
Ho sentito Osho dire, cito a memoria: “Partorire è facile, perché è un programma biologico insito nel corpo della madre e del bambino. Ma creare un essere umano è ciò che viene dopo e bisogna essere pronte per questo, consapevoli e disponibili”.
Quando la madre è totalmente disponibile, il bambino si rilassa.
Nel corso di questo anno e mezzo avviene lo sviluppo del sistema nervoso; il bambino impara a portare energia nel corpo: attraverso la relazione dall’esterno, l’essere nutrito, sentito e ascoltato, si rende conto di avere un corpo. Nel legame simbiotico con la madre acquisisce il senso interiore di sé e quando questo senso è completo è pronto per la fase di sviluppo successiva che genera il Tipo-Controllo.
Dopo l’anno e mezzo arriva lo stadio in cui il bambino impara a reggersi sulle proprie gambe e inizia a sperimentare l’autonomia; è a metà strada tra “So fare delle cose” e “Ho bisogno d’aiuto”. È il periodo in cui il bambino impara lentamente a controllare il proprio corpo e durante il quale il riflesso diventa gradualmente controllo: per esempio dopo l’anno e mezzo il bambino è capace di controllare il diaframma, l’ano, la parete pelvica. Comincia a sentire che ci sono cose che può fare con il suo corpo e avrebbe bisogno di tempo per adattarsi a questa scoperta secondo il suo ritmo. E quando i genitori non lo sostengono in questo e sentono che non riescono a contenerlo o che ci impiega troppo, cominciano a manipolarlo secondo le proprie esigenze. Il bambino si adegua, perché ha bisogno dei genitori, perciò controlla i propri bisogni e sentimenti per poter essere come vogliono loro e inizia a imitarli, diventando come loro. In questo modo, indirettamente, qualcuno dei suoi bisogni è ancora soddisfatto, ma senza che il bambino sia autenticamente in contatto con quello che avviene realmente dentro di sé.
Pertanto la sua autonomia non è autentica, non riesce a radicarsi veramente in essa e al tempo stesso rimanere aperto e vulnerabile; allora rifiuta la vulnerabilità, diventa distaccato, schiavo del controllo. Impara a controllare i propri bisogni e la propria vulnerabilità adattandosi troppo ai genitori. Più in là nella vita avrà difficoltà a mostrare i propri sentimenti e vulnerabilità, benché non significhi sempre che sia disconnesso da essi. A livello fisico appare come se dovesse reggersi sulle gambe, ma senza riuscire effettivamente a radicarsi, pertanto l’energia si sposta dalle gambe al torace; in genere sembra esserci un taglio nella parte inferiore della schiena dove il bacino è disconnesso e ha occhi dallo sguardo esigente o seduttivo. Questo tipo può imparare a lavorare sul corpo riportando l’energia nelle gambe o nel bacino.
Tra i tre e i quattro anni e mezzo – poniamo che abbia sviluppato il giusto sostegno e tutto il resto – il bambino ha l’uso delle gambe, delle braccia e l’energia per muoversi. Ha un mucchio di energia e vuole esprimerla in maniera diretta; spesso è molto emotivo, molto orientato al piacere, molto fisico, vuole scambiare coccole con i genitori, esprimere le emozioni, vuole dire no, dire sì, vuole asserire il proprio potere, tutte cose che i genitori in genere non sanno gestire molto bene. A questo punto si genera il Tipo-Autonomia. Spesso il bambino è fermato, rifiutato, umiliato, deriso e non preso seriamente nella sua espressione di energia. La struttura corporea allora esprime un “dentro” sovraccarico di energia e un “fuori” costretto al collasso, al trattenimento: c’è una vibrazione interna coperta da un senso di rinuncia, da un conflitto interiore costante. Questo tipo diventa compiacente, perché non può esprimere direttamente quello che sente: all’esterno dice: “Sì, certo, splendido!” e sotto sotto dice: “Vaffanculo”, perché da piccolo la sua energia non è stata rispettata. Un modo per rispettarla potrebbe essere quello di ascoltare ciò che il bambino ha da dire, lasciarlo spiegare, e a quel punto iniziare a negoziare; una cosa del tipo: “Va bene, questo è ciò che senti; però qui c’è la mamma, il papà, il tuo fratellino: adesso dobbiamo vedere quello che sente ognuno e poi decidere cosa fare”. Il bambino ha bisogno di ricevere uno sguardo sincero ed essere incluso e poi imparare che ci sono anche gli altri e che ognuno ha i propri confini. Quello che invece succede è che il bambino è sempre prevaricato e si trova a collassare nella sua energia. A livello fisico è più o meno radicato, con un corpo forte, però l’energia accumulata all’interno non può uscire, quindi è un corpo forte con una sommità collassata che spesso è riempita di cibo per compensazione, portandolo a essere sovrappeso.
Il Tipo-Amore/Sessualità, il quinto e ultimo, è un tipo “facile”, perché è un rigido, è uno che di solito non pensa di avere bisogno di terapia e crede di non avere niente che non vada. Ha superato le prime fasi dello sviluppo, i suoi bisogni sono stati soddisfatti, ha imparato l’autonomia, è stato capace di esplorare la sua forza di volontà, di sentire ed esprimere il piacere, ma poi giunge alla fase, tra i quattro anni e mezzo e i sei-sette, in cui vuole esplorare anche l’amore. Si innamora e vuole effettivamente farne esperienza: è la fase in cui i bambini vogliono sposare il papà o la mamma. Ciò di cui hanno bisogno dai genitori è che questi validino la loro energia, rendendo molto chiaro il fatto che amano e sentono il bambino, ma che è il padre, o la madre, la persona con cui sono già sposati. Altrimenti il rischio è che il bambino sia usato contro l’altro genitore, attraverso un’alleanza. Quando i genitori sono chiari e non tolgono la manifestazione fisica dell’affetto al bambino, questa forma di “erotismo infantile” si trasferisce sui bambini della stessa età con cui può effettivamente sperimentare.
Tuttavia quando i genitori non sanno gestire l’approccio d’amore intenso e totale del bambino e si allontanano, o usano il bambino contro l’altro genitore, questo tipo non sa più come integrare il piacere fisico all’amore quindi li separa. Il Tipo-Amore/Sessualità ha la tendenza ad amare una persona e a fare sesso con un’altra, ad avere un buon matrimonio e a trovare la vera eccitazione sessuale altrove.
A livello fisico ha irrigidito il fluire nel corpo, il bacino non raggiunge il cuore, quindi ha addominali scolpiti e schiena sostenuta. Di solito ha un bell’aspetto, resistenza, energia, occhi scintillanti ed è molto focalizzato sul successo e nella vita sa come ottenere ciò che vuole.
I Tipo-Amore/Sessualità sono generalmente persone di successo, potenti. Obama è un Tipo-Amore/Sessualità, come pure Clinton. Sanno come prosperare nel successo: non essendo riusciti a trovare appagamento nella sfera emotiva/sessuale cercano di ottenerlo altrove. È molto raro che scelgano la terapia e se lo fanno, di solito cercano di sfidare il terapista e di entrare in competizione . Potrebbero entrare in terapia per una crisi di mezza età, o per il fallimento del matrimonio, però non sono interessati a un lungo processo, ma a una soluzione veloce.
Marga: C’è qualcos’altro che vuoi aggiungere rispetto ai tipi?
Dwari: Ci tengo a precisare che abbiamo in noi aspetti di tutti gli stadi in maggiore o minor misura, ma il nostro corpo mostra lo stadio in cui siamo rimasti più stagnanti.
Marga: A che cosa serve conoscere il proprio tipo?
Dwari: Da un punto di vista terapeutico, osservando i bodytype, ci sono diversi elementi da considerare: prima di tutto la struttura corporea, la quale mostra cosa è successo, poi il sistema di credenze a essa associata, quindi il comportamento che ne consegue. Il passo successivo è scoprire qual è stato l’impiego delle risorse, ossia: “Che cosa è stata in grado di gestire la struttura corporea?”. Da qui si va verso la guarigione, cioè trovare e utilizzare le risorse per riportare l’equilibrio.
Per fare un esempio, abbiamo appena avuto due partecipanti nei nostri gruppi, entrambi dalla Finlandia, due casi estremi di Tipo-Contatto. Come prima cosa ho detto loro di venir via dalla Finlandia, quindi sono venuti a stare a Miasto. La bellezza dei Tipo-Contatto è che quando si rendono conto che qualcuno li capisce e li ascolta sono pronti all’azione. Imparando la fiducia hanno iniziato lentamente a riportare l’energia nel corpo, a sentirlo come parte del mondo, e dal sentirsi disconnessi, hanno ripreso piano piano la connessione con il corpo e a percepirlo come qualcosa che appartiene a loro, qualcosa che hanno il diritto di vivere.
Quando le persone iniziano a vedere e a capire che in qualche stadio della loro infanzia hanno adottato un “programma” e vi sono rimasti bloccati inconsciamente e che mettono in atto tali programmi nelle loro relazioni adulte, possono prendere distanza e assumere un atteggiamento rilassato verso i loro sistemi di credenze e comportamento e diventare più flessibili nei loro confronti.
La gamma dei bodytype è estremamente vasta: parliamo di una certa mappa, ma poi bisogna andare davvero a fondo nella storia individuale di ognuno per capire cosa significa essere un certo bodytype per ogni persona. Per esempio Hitler era un Tipo-Contatto, ma lo era anche Charlie Chaplin. Per Hitler si è tradotto in estrema distruzione, per Charlie Chaplin in un’incredibile creatività, come mostra nel film Il Grande Dittatore, nel quale interpretava proprio Hitler!
Nei gruppi che conduco cerco davvero di far capire alle persone che i bodytype sono una sorta di matrice che possiamo usare, ma una volta individuato un certo tipo bisogna andare più a fondo nella storia personale, poiché il modo nel quale si manifesta dipende da tantissimi fattori.
Comunque, quando mi trovo di fronte ai bodytype non vedo tanto il pasticcio che fa la vita, ma piuttosto la sua incredibile creatività. Tutti avremmo voluto che la nostra crescita andasse alla perfezione, ma la vita non è così, però malgrado tutto siamo sopravvissuti, il nostro sistema ha trovato un modo per farcela, perfino nelle situazioni più difficili. Poi più avanti nella vita, quando siamo più consapevoli, o più pronti ad affrontare le nostre tematiche, possiamo mettere ordine, espanderci, guarire: è molto affascinante.
La meditazione naturalmente è la corrente di fondo per una comprensione diversa, la consapevolezza per guardare la vita così com’è e se riesco a non bloccarmi nella mente giudicando, lamentandomi, o rimanendo nel mio sistema di credenze, ma prendo distanza dalle cose, c’è tanto che può essere trasformato. Adesso posso creare più consapevolezza e indirizzare le cose nella direzione giusta.
È il miracolo del mistero della vita: quando decidi che vuoi vivere, nel qui e ora, trovi gli strumenti per darti sostegno; per qualcuno è la terapia, per altri è qualcos’altro.
Per me in principio fu la terapia pura e semplice e mi incasinò ancora di più; poi andai in India, trovai Osho e non ebbi più bisogno che mi capisse come mi sarei aspettata da un terapista: mi diede lo spazio per capire me stessa. La meditazione diventò lo “strumento” per penetrare il mio sé senza aspettarmi che mi capisse qualcuno dall’esterno.
Siamo stati fortunati ad avere avuto tutto quel tempo con Osho, seduti con lui, che in pratica ci faceva meditare. Ma quando lasciò il corpo compresi anche un’altra cosa. Ero seduta alla White Robe e mi resi conto che non era cambiato niente; capii che in tutti quegli anni era questo in realtà che aveva cercato di trasmetterci, che è la meditazione in sé l’unica cosa che conta: creare uno spazio nel quale ti connetti con te stesso.
Marga: Tornando a noi, il training ha anche una seconda parte, il prossimo settembre, ce ne parli brevemente?
Dwari: La seconda parte è incentrata sulla relazione. È molto interessante, perché sono due i risvolti che la riguardano: uno è il modo in cui i diversi tipi si relazionano gli uni con gli altri, l’altro è il fatto che nelle nostre relazioni passiamo attraverso gli stessi stadi dello sviluppo: fusione, autonomia, determinazione dei confini, scoperta di nuovi modi di relazionarsi; è come rivivere con i nostri partner attuali la stessa sequenza degli stadi dello sviluppo infantile ed è molto affascinante vedere come, una volta che si prende atto e si riflette su questo, si è in grado di gestire le relazioni in modo molto più consapevole.
E, soprattutto, una volta che non li si prende più tanto seriamente, la relazione diventa divertente.
Dwari, con Osho da oltre trent’anni, è una delle insegnanti dell’Osho Breath Energy Training e docente di Costellazioni Familiari in numerosi istituti internazionali di terapia.
Per maggiori informazioni sul suo lavoro:
www.dwari-lifeskills.net
Al prossimo OshoFestival di Bellaria dal 16 al 19 aprile 2015, Dwari condurrà alcuni eventi.
Informazioni su: oshoexperience.it