articoli

Ispirata da Osho

Una bella intervista di Anjala Shetty a Zia Nath, apparsa su Hindustan Times, un quotidiano indiano, quest’autunno...

 

Da un articolo apparso su Osho Times n 254

 

Zia Nath

FOTO: ZIA NATH
 

Danzatrice da trent’anni e terapeuta di Craniosacrale Biodinamico da venti, per Zia Nath, Mumbai, India, queste due discipline sono diventate una l’estensione dell’altra. Dopo aver praticato a lungo le Danze Sacre di Gurdjieff e il Whirling, Zia ha fondato Realms of Dance, una presentazione di antiche danze sacre dell’India e dell’Asia centrale. 

 

 

D: Hai detto che Osho ha influenzato la tua danza. Raccontaci…

R: Ho iniziato le Danze Sacre di Gurdjieff e il Whirling Sufi presso l’Osho International Meditation Resort (OIMR) di Pune, nel 1993. È stato l’inizio del mio viaggio nella danza sacra. Mi sono ispirata ai discorsi di Osho sulla danza come meditazione, sul Sufismo e sul Whirling Sufi, sul fatto che il nostro corpo è il veicolo verso la consapevolezza e la danza è uno dei modi più efficaci per farne esperienza. Così, mentre esteriormente studiavo la danza, le opere di molti mistici e maestri illuminati come Gurdjieff, Rumi, maestri Zen e Osho mi hanno accompagnato nel mio viaggio interiore.

 

D: Come è nato Realms of Dance?

R: Ho praticato le Danze Sacre di Gurdjieff e il Whirling per molto tempo. Tradizionalmente queste due danze non sono destinate allo spettacolo. Si praticano per la propria crescita spirituale, per esplorare stati di consapevolezza e meditazione. Dopo esserci stata immersa per quasi 15 anni, ho deciso di esplorare le danze che si praticano nei templi indiani. Ho scoperto che la danza Odissi ha un’essenza simile e ho iniziato a studiarla. Mi ha fatto sentire completa. La danza Odissi è molto femminile e poetica, mentre le danze di Gurdjieff sono molto lineari e maschili. E il Whirling, naturalmente, è una dimensione che appartiene all’aldilà: quando le polarità si incontrano, ci spostiamo in un regno mistico, questa è l’essenza del Whirling. Ho messo insieme il mio primo spettacolo nel 2008. L’ho chiamato Sufi Splendor e l’ho presentato al prestigioso Festival Kartik Poornima, a Udaipur.

 

D: Come usi le tue conoscenze di Craniosacrale Biodinamico nella danza?

R: Trovo che queste due discipline si sostengano e completino a vicenda. Comprendo profondamente le dinamiche del corpo e dei suoi movimenti, nonché le loro relazioni con le emozioni e la mente. In quanto terapeuta di Craniosacrale Biodinamico, lo studio dell’anatomia e della fisiologia, del sistema muscolo-scheletrico, del cervello e del sistema nervoso centrale, della fisiologia del trauma e del suo recupero sono parte integrante del mio lavoro. Quindi, quando lavoro su un paziente con lesioni fisiche, ho una comprensione esperienziale delle dinamiche della ferita e del suo processo di guarigione. Come danzatrice, ho sempre a che fare con qualche infortunio o altro e, tuttavia, la danza continua. Quando lavoro con un paziente con una storia traumatica, capisco come la fisiologia e il sistema endocrino possano essere sostenuti praticando specifici movimenti e gesti per agevolare il rilascio. Questa comprensione la devo al mio apprendimento nella danza.

 

D: Quali sono i benefici del Whirling?

R: Sento che il Whirling appartiene a una dimensione mistica. Quindi, affrontarlo in modo lineare, cercandone i benefici, in qualche modo restringe quello che è un fenomeno multidimensionale, che contiene regni infiniti. La domanda giusta sarebbe: “Cosa stiamo cercando?”. Il giusto approccio è avvicinarsi al Whirling senza aspettative. Questo ci permette di essere liberi e a quel punto il Whirling può svolgere su di noi il suo misterioso lavoro e permetterci di vedere i suoi benefici, che sono immensi. Entriamo nei regni del Whirling attraverso le porte del mistero, sapendo che stiamo iniziando un viaggio in una dimensione che è al di là di quella normale, e non da qualche parte là fuori, ma proprio qui, dentro di noi.

 

D: C’è qualcosa di nuovo che hai aggiunto alle tue specialità di danza?

R: Sono attratta da ciò che è vecchio e antico. Quindi continuo a cercare vecchi testi e sutra e li vivo attraverso la danza. Recentemente ho esplorato i 112 sutra del testo sacro di Shiva, il Vigyan Bhairav Tantra, e uso il linguaggio della danza per tradurli.

 



Non è uno spettacolo

La danza è il mezzo che più si avvicina al misterioso, al non duale, alla celebrazione. Niente può esprimerli meglio della danza.

Possiamo guardarla anche da un altro punto di vista. La danza è la forma più primitiva di linguaggio umano, perché quando l’uomo non aveva ancora imparato a parlare, si esprimeva attraverso i gesti. Se un uomo doveva comunicare con un altro, lo faceva attraverso espressioni del volto, attraverso gli occhi, le mani e i piedi. Il linguaggio verbale è arrivato molto dopo. 

Gli uccelli non conoscono una lingua, ma sanno come cinguettare e danzare insieme. I gesti costituiscono il linguaggio della natura nel suo complesso ed è usato e compreso dappertutto.

Quindi c’è una ragione per cui la danza in India è sempre stata al centro di ogni celebrazione.

Il gesto è il mezzo di espressione più profondo, perché tocca le parti più profonde della mente e del cuore dell’uomo. La danza arriva dove le parole falliscono. Il suono dei sonagli di una danzatrice possono dire molto anche laddove la parola è inefficace. La danza è più eloquente di ogni altro mezzo espressivo. 

Un ballerino può passare da un’estremità all’altra della Terra e, più o meno, si farà capire attraverso la sua danza. Non ci sarà bisogno di una lingua per capirlo e apprezzarlo. Non sarà richiesto un particolare livello di civiltà e cultura per comprendere una danza. La danza è una specie di linguaggio universale: è capito ovunque su questo pianeta. Ovunque andrà un ballerino, sarà capito. L’inconscio collettivo dell’uomo è ben consapevole di questa lingua.

Le grandi danze che accadono nello spazio infinito, con milioni di stelle, con il Sole e la Luna che ballano ritmicamente, non sono una danza qualsiasi. Non servono a intrattenere, non sono spettacoli. In un certo senso sono beatitudine che trabocca. C’è una tale abbondanza di beatitudine nel cuore dell’esistenza che non può che scorrere, straripare. È ciò che chiamiamo il “fiume dell’esistenza”.

Ogni civiltà antica, primitiva, era consapevole della bellezza e del significato delle proprie danze. 

La gente lavorava duramente per tutto il giorno e di notte uomini e donne si radunavano sotto il cielo aperto e ballavano con abbandono per ore e ore. Mentre ballavano, dimenticavano le loro relazioni familiari e si mescolavano liberamente tra loro come uomini e donne, e danzavano follemente, come se tutta la vita fosse stata ideata solo per ballare e celebrare. Andavano a dormire solo quando erano completamente stanchi e precipitavano in un sonno così profondo da far invidia alle società civilizzate.

 

Brano tratto da: Osho, Krishna: The Man and His Philosophy #9



Tratto da  Osho Times n. 254