Una condivisione di Ekanta apparsa su Osho Times n 259
Osho ha bussato alla mia porta tre volte prima che riuscissi ad aprire.
Nel 1989, misi il naso nella discoteca Far out Sannyas di Francoforte, pensando che fosse una giornata solo per donne, ma mi trovai davanti una banda di “pazzi” e – letteralmente – chiusi la porta e me ne andai.
Nel 1991, durante il mio primo ritiro di meditazione, a Ibiza, qualcuno mi chiese se avessi sentito parlare di Bhagwan – il nome con cui era noto Osho allora – e la mia risposta fu semplicemente: “Non ho idea di chi sia”.
Nel 1993 studiavo a Berlino e già conoscevo il sistema di guarigione basato sui colori dell’Aura Soma. Andai a un evento serale della Mystery School. La miscela di colori, musica, persone scintillanti e l’atmosfera nel suo complesso fecero sì che la porta si spalancasse. Da quel momento mi recai ogni giorno al negozio Aura Soma – si chiamava Osho’s – partecipando alle meditazioni, ai workshop, alle sessioni individuali e alla splendida meditazione della sera in cui si proiettava un suo video discorso.
Due anni dopo, nel 1995, scrissi una lettera a Osho chiedendo il sannyas, ignorando il fatto che avesse lasciato il corpo cinque anni prima. Ascoltarlo ogni sera lo rendeva per me vivo come non mai.
Il 29 giugno 1995 ricevetti da Pune la lettera dall’Accademia dell’Iniziazione con il mio nome sannyasin, Ma Bodhi Ekanta (Consapevolezza, Solitudine) e poco dopo andai a Pune per la prima volta. E sono ancora qui a facilitare Intensivi di Consapevolezza – Who is in? – nel Buddhafield più prezioso del mondo.
Amo i libri dalla mia primissima infanzia, tant’è che prima di andare a Pune ero libraia di professione. In un negozio di libri usati avevo trovato il mio primo libro di Osho in inglese, The Sound of One Hand Clapping (Il suono di una mano che applaude), un Koan ben noto che i maestri Zen danno ai loro discepoli perché ci meditino su.
“Una mano sola non può applaudire, il maestro lo sa. Anche il discepolo sa che una mano da sola non può applaudire, ma il maestro insiste: ‘Meditaci su, come un folle. Medita e lascia che la domanda vada sempre più in profondità, lascia che affondi nel tuo cuore, lascia che affondi nella tua anima’”. 1
In un Intensivo di Consapevolezza, i partecipanti si trovano nella stessa identica situazione: ripetono uno all’altro la domanda, il Koan moderno Who is in? – Chi c’è dentro?, creato dallo stesso Osho, e la risposta arriva momento per momento. È un lavoro che si fa a coppie. Una sessione dura 40 minuti, durante i quali si fanno turni di 5 minuti, in cui uno pone la domanda all’inizio e l’altro continua a rispondere. Un po’ alla volta, ci si sposta verso il proprio essere, il centro dell’essere testimoni, l’essenza di colui che vive l’esperienza.
Ho partecipato per la prima volta a un Intensivo di Consapevolezza di tre giorni nel luglio del 2005, all’Osho International Meditation Resort. Ricordo ancora il grande mal di testa che ho dovuto “attraversare” e poi la sensazione di libertà, gioia, silenzio e non-mente, dopo che il passaggio dalla mente al cuore all’essere era accaduto. Per giorni, dopo, ero come trasportata dall’esperienza di “essere me”, davvero e nel momento presente. Poco dopo partecipai una seconda volta e mi ritrovai completamente bloccata nella mente. Continuavo a fare paragoni con il precedente e volevo ritrovare lo stato di beatitudine che avevo provato. Ovviamente non mi ci avvicinai nemmeno, ma la mia comprensione della tecnica del Koan si fece più profonda; è in grado di accogliere qualunque cosa sia presente: mal di testa, gioia, tristezza, risate, depressione, silenzio, vuoto. Ogni cosa è benvenuta in questo spazio.
Seduti di fronte al nostro partner ci concentriamo su cinque passaggi: Ricettività, Volgersi all’Interno, Apertura, Intenzione e Comunicazione.
In un Intensivo di Consapevolezza ci sono circa 10-12 sessioni di 40 minuti al giorno, combinate con meditazioni attive e passive di Osho e colloqui individuali sul Koan con il facilitatore. La dieta è semplice e leggera, per favorire il processo. Il silenzio e l’isolamento sono parte integrante di questo viaggio all’interno di sé.
La profondità e la purezza del processo sono notevoli e chiunque può giovarne grandemente, perché ciascuno parte da dove si trova, con i suoi problemi personali relativi alla meditazione, al lavoro, alle relazioni, all’invecchiamento, l’intimità, la salute ecc.
L’Intensivo di base è di tre giorni, ma è possibile approfondire l’esperienza nel ritiro di sette giorni, detto Satori, in cui ci si apre a ulteriori Koan: Cos’è l’amore? Cos’è la verità? Cos’è la consapevolezza? Cos’è la bellezza?
L’attenzione rimane su ciò che c’è, sulla fattualità del momento. Non è un’indagine filosofica, ma un’esperienza diretta di tutto ciò che è presente. Ci si ritrova in un incontro con se stessi momento per momento, avvicinandosi sempre di più al proprio volto originale, alla propria vera natura.
Ma cos’è un Koan?
“Un koan è un indovinello che non può essere risolto, ma tu devi pensarci per ore e ore di seguito. Un giorno, quando la mente non ha più nulla da dire, quando per esaurimento ha smesso di funzionare, quando ha perso tutte le sue competenze, tutta la sua efficienza, quando tutta la sua intelligenza si è rivelata inutile, scompare. In quel vuoto... l’intuizione. In quell’intervallo vedi e vedi per la prima volta. In quell’intervallo il pensiero non c’è più, ma accade la conoscenza e quello è il punto di trasformazione.
Quando il pensiero si ferma e accade la conoscenza, quando i pensieri scompaiono e arriva la chiarezza e riesci a vedere, la verità non è qualcosa su cui riflettere, la verità deve essere vista. Ecco perché chiamiamo le persone che raggiungono questo stato ‘veggenti’, non pensatori. Hanno visto. Ci hanno guardato dentro, non ci hanno pensato. Non sono grandi filosofi, non sono logici. Sono persone senza mente, sono persone oltre la mente. Guardano direttamente. Tra loro e la realtà non c’è alcun pensiero. Ciò che esiste si rivela per quel che è, nella sua fattualità. La loro mente non funziona più attraverso il pensiero. Non ci sono più increspature, è uno specchio puro. Semplicemente rispecchia. Riflette ciò che è”. 2
Dopo aver partecipato a molti “Who is in?” ho cominciato ad aiutare e assistere e da allora non mi sono ancora mai stancata, perché è come immergermi in ogni momento della mia vita con freschezza, ritornando a casa in ogni istante!
Dopo aver fatto esperienza del processo sotto diverse angolature ho deciso di fare il training come facilitatrice, circa cinque anni fa, e da allora lo condivido con il mondo.
Con amore…
Un bel libro di Osho da leggere sull’argomento è La ricerca, Conversazioni sui dieci tori dello Zen, Verdechiaro Edizioni
1. Osho, A Darshan Diary, The Sound of One Hand Clapping
2. Osho, Zen: The Path of Paradox, Vol. 1 #9: Symbols of the Tiredness of Man
Ekanta vive a Pune dal 1995 e viaggia per il mondo portando Who is in? e Satori.
Da circa quindici anni lavora alla Multiversity dell’Osho International Meditation Resort dove oltre agli Intensivi di Consapevolezza conduce workshop come Aprirsi al cuore e Aprirsi all’amore per se stessi e le Terapie Meditative di Osho. Ha una formazione anche in Reiki, Lavoro sui Chakra, Prana Healing, Belief Work, Aura Soma, Ipnosi, Family Constellation e Tarocchi Zen di Osho.
Per maggiori informazioni sul suo lavoro: facebook.com/awarenessintensives
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