La mia vecchia Toyota, un’auto che ha davvero tanti anni "sul groppone", qualche giorno fa ha iniziato a fare uno strano rumore nelle curve a destra. Ho pensato allora di fare un test sul campo, cioè di provarla in curva alla giusta velocità, insieme al meccanico, per capire da dove arriva con precisione il rumore.
Ho quindi chiesto al meccanico: “Dove andiamo a farlo? Ci vorrebbe una bella piazza vuota, dove poter sterzare con angoli diversi e a velocità diverse, ma dove la troviamo?”. E lui: “La domanda non è ‘dove’ ma ‘quando’!”.
Eh già... E non vale solo per le fasce orarie del traffico cittadino... Va trovato il momento giusto, più che il posto giusto.
Anni fa avevo un amico meditatore che si interrogava su “quando si sarebbe illuminato”. Dopo varie considerazioni, aveva "deciso" che si sarebbe illuminato solo a un passo dalla morte. Aveva anche fatto dei sogni che sembravano confermare questo sentore.
Quel pensiero lo rilassava molto: da un lato sentiva di avere la garanzia che ce l'avrebbe fatta, dall’altro poteva tranquillamente evitare di compiere sforzi particolari per illuminarsi, tanto non sarebbe successo niente fino al momento cruciale...
Qualche anno dopo è morto e mi sono chiesto: "Si sarà illuminato?".
Chissà... È una cosa che non saprò mai.
Il meccanico mi ha riportato il ricordo dell’amico e della sua domanda sul momento dell'illuminazione. E ho avuto la comprensione che anche in quel caso era la domanda sbagliata, anche se la situazione è proprio all’opposto. Per quanto riguarda l'illuminazione non è una questione di “quando”, ma di “dove”. Dove mi illuminerò? E tu dove ti illuminerai?
Perché sai qual è la risposta giusta? È: “Qui!!!”. Tu ti illuminerai qui. E anch’io mi illuminerò qui.
Non importa quando, ma sarà sempre e solo qui.
Il “qui” è il tempio dove il “materiale” diventa “spirituale”, dove il “mentale” diventa “consapevolezza”.
Ed è l’unico approccio pratico alla meditazione: o succede qui o non succede affatto. E il bello è che il “qui” è sempre con noi. Basta prestargli attenzione.
Di alcuni illuminati, come per esempio il Buddha o Osho, si conosce con precisione il luogo dove si son seduti in meditazione negli ultimi istanti prima dell’esplosione finale, l’illuminazione che ha trasformato per sempre la loro vita. Oggi sono luoghi speciali, visitati con venerazione da tantissime persone. Ma questi posti non erano speciali prima di loro, erano dei posti qualunque, proprio come il mio giardino, il mio divano, la mia tavola da pranzo, il mio ufficio...
Il mio “qui” – che è ovunque mi trovo – è il posto speciale dove tutto può succedere. E, anche senza pensare all’illuminazione, è il posto speciale dove posso trovare me stesso (anche magari per un solo momento), la mia dimensione spirituale, il mio esistere. Anche un breve momento in cui sono "qui", cambia l’intera gestalt nello svolgimento della mia vita.
Lo sappiamo tutti, ma ce lo dimentichiamo.
Ecco allora che ci vengono in aiuto le tecniche di meditazione dove decidiamo che per un’ora, mezz’ora, 15 minuti, quello che si può, ci apriamo all’essere "qui".
O addirittura possiamo decidere di essere “qui” per tre giorni! E magari non da soli – che è più facile dimenticare – ma in compagnia di molte persone speciali come noi, con lo stesso anelito... E magari con la preziosa vicinanza di Shunyo e la musica di Marco... Ecco hai già capito di cosa parlo: l’Osho Festa di Capodanno. Oltre al grande divertimento è proprio "quella cosa lì", una forte, luminosa apertura sul “qui”.
E prima di incontrarci "qui", anzi, per ora ancora "lì", ecco anche oggi due articoli tratti dal mensile Osho Times, la rivista a cui potresti abbonarti, adesso, "qui"... o no?
Buona lettura, Akarmo