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Amore e meditazione

Anjori e Dhairya si sono conosciuti a Pune, in India, 21 anni fa e da un paio di anni propongono un lavoro di Tantra per coppie. Ecco il racconto delle loro esperienze…

Da un articolo apparso su Osho Times n 255

 

Dance
 

Dhairya: Quando ho incontrato Anjori per me era la prima volta a Pune, ma andavo veloce! Avevo fatto un gruppo di Fresh Beginnings con Shakura e subito dopo sono stato invitato ad assistere a un Primal Feeling e Anjori era la coordinatrice degli assistenti. 
Pune ai tempi era il luogo delle relazioni libere, aperte, facili. Per noi incominciarono subito i conflitti, gli scontri…
Proprio in quei giorni Osho ogni sera parlava del fatto che cambiare partner non aiuta a crescere; se non hai risolto una tematica, la ritrovi nella relazione successiva e in quella dopo ancora… Mi ha colpito e mi son detto: “Questo è un messaggio per me; allora vuol dire che devo starci dentro”. 
Probabilmente fa anche parte di me il fatto di non mollare, di andare oltre le difficoltà, di andare in profondità. E ho sentito che Osho mi spingeva proprio in quella direzione. 
Quando sei in una Comune c’è una luce, la luce del maestro, che brucia e che ti “pulisce” verso la verità, verso la chiarezza… È un dono prezioso: non puoi mai scappare e dopo, ed è l’esperienza che stiamo vivendo ora, non puoi più scappare nemmeno quando sei a casa tua, nel mondo. Se sei un ricercatore non scappi nemmeno da casa tua. Ma è stato un regalo enorme poter vivere tanto tempo in una Comune e riceverne il sostegno. Ogni volta che ne parlo, sento ancora quella fiamma che brucia. 
A Pune era pazzesco. Avevamo tanti conflitti perché c’era tanto da “pulire” e non era facile, era doloroso… 
C’è una frase bellissima di Osho, quella in cui Latifa gli chiede: “Perché l’amore è così doloroso?”. E Osho risponde: “L’amore genera problemi. Puoi evitare questi problemi evitando l’amore. Ma sono problemi essenziali! Devono essere affrontati, faccia a faccia. Devono essere vissuti, attraversati e superati. E l’unico modo per superarli è attraversarli”. 1
Osho parla molto di un genere di relazione nella quale puoi entrare solo attraverso la meditazione, altrimenti non è amore, è personalità, bisogno: “Amami!” “Soddisfami!” “Realizza le mie aspettative!”. 
Questo è il lavoro di pulizia. Un lavoro che apre e da lì comincia l’intimità. È questo che proviamo a trasmettere nel nostro lavoro. 
Le meditazioni che si trovano nella tradizione del Tantra, che si chiamano anche Circolazioni, in un modo molto misterioso creano spazio. E quando cominciamo ad avere spazio, l’amore per l’altro e l’intimità crescono di pari passo. 
A volte è come se vedessi Anjori per la prima volta, eppure stiamo insieme da 20 anni. E mi dico: “Wow, ma è lei!?”.
Questo non può accadere quando ci sono conflitti a causa delle personalità, quando diciamo cose tipo: 
“Questo mi disturba, questo deve cambiare”. 
Quello che sto vivendo sempre di più è questo genere di accettazione e sento una gratitudine profonda.

Pochi sanno che Tantra significa “strumenti per l’espansione”. Come dice Osho, Tantra non è solo sessualità. Quello è il primo gradino. Tantra è uno strumento per l’espansione della consapevolezza. Il Tantra non è un lavoro di terapia, non è un lavoro di mente. È un lavoro energetico, per incominciare a conoscere la propria energia. Perché l’energia è qui e ora, nel presente, non è mente. Il Tantra è un insegnamento per essere presenti con il partner, lavorando con l’energia che circola nel corpo, imparando a far circolare questa energia, a sentirla, a usarla, a bilanciarla. Il Tantra è una tecnica per essere presenti, insieme e poi per cominciare a contenere più energia nella sessualità, ma anche nelle emozioni. E poi, ancora più su, nel cuore e nella meditazione: ci sono tre gradini. 
Nell’insegnamento del Tantra del buddhismo tibetano si lavora con il cervello animale, chiamato anche lo “strato nero”. È la parte più istintiva, dove non c’è consapevolezza. Impariamo a portare consapevolezza lì, in modo anche molto giocoso. Nel cervello animale c’è solo l’input a procreare. Nella maggior parte degli esseri umani non c’è consapevolezza di quell’energia; c’è l’istinto a procreare e c’è una meta, il dover 
raggiungere qualcosa, l’arrivare a qualcosa…
Questa è una tematica che incontriamo nelle relazioni e spesso succede che ci si blocca, non si hanno più rapporti sessuali e ci si sente smarriti, anche annoiati. Io la chiamo “La terra di nessuno” ed è quello spazio nel quale, come uomo, mi son sentito perso. Non avevo una mappa per orientarmi, seguivo cieco l’essere in preda a ciò che accadeva nella relazione: emozioni, conflitti, scontri, ostilità. Questo è il contributo del Tantra: offre una mappa per meditare insieme. La gente chiede: “Ma come si fa?”. Ed è proprio questo che ci siamo impegnati a diffondere.
Nella relazione impariamo a diventare individui. Il focus è su di me, non sono focalizzato su di lei. La cosa incredibile è che uno può fare l’amore con la propria partner ed essere completamente con se stesso e al tempo stesso connesso con l’altro, perché entrambi sono in meditazione. Però il focus non è più sulla soddisfazione oppure sul “Sto facendo giusto, sto facendo sbagliato”. E questo porta un rilassamento. 
Quando, nei nostri gruppi, si raggiunge quello spazio di intimità e si comincia a toccare la presenza, le coppie se ne rendono conto e dicono: “Ah, ma dobbiamo ricordarci di… guardarci negli occhi, di passare un po’ di tempo insieme…”.
In uno dei nostri primi gruppi, una coppia ha realizzato che, pur non vedendosi così spesso, quando andavano a letto, ciascuno era lì col proprio IPad ed era diventata un’abitudine, non se ne erano resi conto fino a che non l’hanno condiviso. All’interno dei nostri gruppi arrivano queste consapevolezze e si inizia a rendersi conto di cos’è che manca ed anche del fatto che basta pochissimo; è così facile scivolare nell’abitudine, soprattutto quando non siamo sostenuti da un aiuto esterno, che ci spinge a raccontarci, ad esporci, a condividere per scoprire magari che quel che ci succede è tipico delle relazioni amorose. 
Una delle prime cose che molliamo nella relazione è la sfera della sessualità perché è lì che ci troviamo a confronto con noi stessi, perché è il punto più delicato e più intimo. Di solito, se c’è qualcosa che non va nella relazione, il sesso è la prima area in cui si manifesta. 
Magari, ad esempio, ad un certo punto nella relazione si è rotto qualcosa e non lo si è condiviso. E poi ci si dimentica persino del perché si è smesso di avere quell’intimità. Nei nostri gruppi si lavora così delicatamente su questo tema che quasi non ci si accorge di arrivare a ritrovare quell’intimità attraverso le meditazioni che proponiamo. Quando ci si arriva, c’è stupore, lo si riconosce come uno spazio che da tempo si era perso. Improvvisamente c’è la comprensione di quanto è successo: “Ah, ma da quella volta che…”. E accade una guarigione, nella chiarezza, nell’intimità, nel silenzio, nella verità, nella meditazione. 
Io sento davvero tanta gratitudine verso Anjori perché lei su questo non ha mai “mollato”. Lei aveva un’ispirazione così forte dentro di sé sull’importanza della sessualità e della connessione con la sfera intima. È un sentore femminile, quell’intuizione che fa suonare il campanello d’allarme: “Oh! Perché c’è questa pausa un pochino più lunga del solito in cui ci siamo un po’ persi?”. E a quel punto ho avuto il coraggio di chiedermi: “Ah, ma di cos’è che ho paura in questo momento? Perché sto scappando?”. Se nella relazione vogliamo veramente la profondità, dobbiamo davvero avere il coraggio di lasciar suonare quel campanello d’allarme e ascoltarlo per lasciare che ci dica qualcosa. Ora siamo diventati entrambi in grado di ascoltare quel campanello. Perché abbiamo scelto consapevolmente di nutrire la nostra relazione di intimità, perché è proprio lì che ci mettiamo in discussione e avviene la crescita.
Il nostro percorso con le coppie è cresciuto da sé. Quando eravamo ancora a Miasto abbiamo iniziato a sperimentare con alcune coppie di amici, facendo “assaggiare” a loro alcune perle di questo percorso. 
Quando abbiamo deciso di uscire da Miasto non sapevamo esattamente che cosa avremmo fatto, sentivamo semplicemente una spinta verso il “fuori”.
Ora questi nostri gruppi possono diventare momenti per le coppie, degli appuntamenti durante l’anno. Molli tutto, vai in ritiro con il tuo partner e regali alla coppia uno spazio di nutrimento, che aiuta entrambi a non dimenticare, nella vita quotidiana, che la relazione è un giardino da annaffiare. Sono tanti i temi che si possono esplorare: il femminile e il maschile; le emozioni; la sessualità; come condividere; le fantasie; le tecniche di meditazione, le tematiche collettive… 
Sento che questo lavoro è diventato la nostra meditazione, perché aiuta la nostra relazione ad andare più in profondità. Fare questo lavoro con le coppie è un regalo che stiamo ricevendo dall’esistenza. Certo non è sempre facile, perché quando stiamo creando un gruppo viviamo sempre cose nuove, attraversando tutti gli ostacoli che incontriamo.
Ho visto anche nel mio percorso, in tutti questi anni, quante cose non sapevo di me… Io mi ritengo una persona onesta, nella relazione, con la mia compagna… Ma spesso, ad esempio, ho paura per la sopravvivenza ed emergono cose di me che non voglio far vedere e delle quali non sono consapevole… Ho proprio visto che ogni volta che scopro un angolo buio, al quale occorre portar luce, e decido di espormi e di portar fuori quel che ho dentro avviene una liberazione, si sprigiona un sacco di energia e così facendo sono più vicino ad Anjori, perché sono più vicino a me. Nel trattenere qualcosa perdiamo un sacco di energia. Sento che anche questo è un punto da cui partire nel nostro lavoro: dar spazio e coraggio alle persone per iniziare a condividere di più, per cominciare a parlare delle cose di se stessi delle quali fino a un minuto prima si vergognavano. Nei nostri gruppi spesso succede che le coppie riescano a condividere su delle tematiche che magari erano lì sopite da tempo, ma di cui non riuscivano a parlare. E così sciolgono i nodi che si erano creati e accumulati. 
Grazie all’intimità che si crea, si sentono al sicuro, protetti, e nasce naturale il desiderio di fare un tuffo in profondità. Alla fine, se non siamo veri con noi stessi non possiamo essere intimi con l’altro. 
Questo lavoro non riguarda solo le coppie, ma tutto il collettivo che è intriso di forti condizionamenti su cosa e come debba essere una coppia. Genitori, amici, parenti… tutti coloro che ci circondano ci influenzano con delle credenze. Ognuno crede di essere particolare nella propria problematica, tutti si chiedono: “Ma siamo gli unici ad avere questi problemi?”. E invece, se ascoltiamo le frasi che si dicono durante un conflitto di coppia, sono sempre uguali! Questo significa che è una tematica collettiva… E noi proponiamo un collettivo fatto di esseri umani che hanno voglia di portar luce e di guarire. 
Non siamo perfetti, ma Osho dice: punta alla Luna e non perderti a guardare il dito che la indica, non perdere la direzione. E, ogni volta che facciamo un passo coraggioso: wow! è importante riconoscerlo e dargli valore...


Continua con l'intervista ad Anjori su  Osho Times n. 255

Per maggiori info sul loro lavoro: tantricheart.en