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Ora salva te stesso 

Quando il maestro dà a te la responsabilità

Un raro brano di Osho apparso su Osho Times n. 259

 

Osho

Domanda: Osho, l’altra mattina, al discorso, sono stato travolto dalla tua chiarezza, bellezza e grazia. E mi sono sentito così grato e vulnerabile… Grazie. 
Mi rendo anche conto del fatto che non riesco ancora a vedere la tua radianza e il tuo splendore nella loro totalità. E questo mi dà tristezza e frustrazione. 
Osho, è vero che senza essere illuminati non possiamo vedere come sei veramente, sat chit anand? E riusciamo solo a coglierne qualche bagliore?

 

Osho: Anand Surendra, devi imparare un po’ di pazienza. Tutto quello che è mai successo a qualsiasi essere umano, accadrà anche a te, perché ne hai tutto il potenziale. 
Tu contieni tutti i Buddha, tutti i Gesù, tutti i Socrate. Tu hai tutto il potenziale dell’umanità dentro di te. E se riesci a vedere in me una certa chiarezza, bellezza, grazia e se riesci a sentirti grato e vulnerabile, sei sulla buona strada. Ecco come si inizia a crescere lentamente.
È vero quel che dici: Osho, mi rendo anche conto del fatto che non riesco ancora a vedere la tua radianza e il tuo splendore nella loro totalità. Ma sei fortunato anche a vederne solo un bagliore, perché ci sono milioni di persone al mondo che non sono nemmeno in grado di percepirlo. Al contrario, vedono solo tutto il male che l’uomo riesce a immaginare… 
Nessun bagliore di splendore, nessuna visione di chiarezza, nessuna visione di grazia, ma solo paura, pericolo… La minaccia per la loro morale, per la loro religione, per tutto ciò che considerano di valore.
Ci sono milioni di persone che vorrebbero distruggermi. È davvero un miracolo che io sia ancora vivo nonostante quei milioni di persone il cui desiderio più profondo è stato espresso dal Ministro della Giustizia degli Stati Uniti. 
Durante una conferenza stampa ha dichiarato che tutto ciò che vuole è che “Osho non sia mai più visto da nessuno, ascoltato da nessuno. In poche parole, vorrei che fosse messo a tacere completamente”.
Il modo in cui lo ha detto era così violento che il giornalista che lo stava intervistando gli ha chiesto: “Vorresti che fosse ucciso, assassinato?”.
Per un attimo il Ministro della Giustizia è rimasto in silenzio e poi ha detto: “Non esattamente, ma abbiamo metodi più sofisticati per zittirlo”. Non sta dicendo semplicemente quello che pensa lui. Sta esprimendo il pensiero di molti.
Quindi devi essere felice, non triste, di non appartenere a quei milioni di persone. Devi sentirti fortunato, non frustrato che almeno sei capace di vedere uno scorcio lontano dell’Himalaya. 
Ancora un po’ di pazienza, un po’ di vicinanza, un po’ più di amore, di gratitudine, di apertura e inizierai ad avvicinarti al massimo splendore. Non è di mia proprietà. Ha iniziato a esistere quando io oramai non c’ero più. È di proprietà dell’esistenza.
Quindi non essere triste. Molte delle persone presenti qui si sono avvicinate a me molto più di te e mi hanno guardato dentro molto più profondamente di te. Ma non sono in alcun modo più speciali di te. Sono state solo pazienti. Anni di pazienza, anni di silenzio, anni di meditazione e questo non è nulla rispetto all’eternità del tempo.
E un giorno scoprirai che sei arrivato così vicino da poter toccare la bellezza, da poter toccare la verità, da poter ballare nella musica della coscienza eterna. Ed essere travolto dai fiori della beatitudine.
Sì, sat chit anand: verità, coscienza, beatitudine. 
Sono tutte possibili per te. Anzi, sono il tuo diritto di nascita. Devi solo rivendicarle e questa rivendicazione richiede un po’ di pazienza.
C’è una storia sufi… 

Un re fermò il suo cavallo. Stava passando accanto al vivaio di un povero giardiniere e si fermò a guardarlo. Si era fermato per una ragione speciale. Avrebbe voluto fermarsi molte altre volte nel bel luogo in cui si trovava il vivaio del povero giardiniere: era la strada più bella per il palazzo.
Quel giorno non poté contenere la sua curiosità. L’uomo aveva un aspetto così vecchio, doveva certamente aver passato almeno il secolo. Forse aveva centoventi anni, o persino di più. 
Era così vecchio, eppure stava lavorando su delle piante giovani che lo tenevano impegnato tutto il giorno.
Ed erano piante di alberi che impiegano almeno cento anni a crescere alla loro altezza. Sono alberi longevi, vivono almeno quattromila anni. Dopo cento anni, sono ancora solo dei bambini. Possono vivere fino a quattromila anni, ma solo dopo cento anni iniziano a fiorire, non prima. E dopo mille anni, iniziano a dare frutti.
Il re era stupito: quest’uomo doveva avere almeno centoventi anni. 
“È pazzo, o cosa? Non può aspettarsi di vedere i fiori di questi alberi, per non parlare dei frutti. E lavora così duramente, così vecchio, tutto il giorno sotto il sole rovente”. Era una terra molto arida.
Si fermò, avvicinandosi al vecchio, e disse: “Ti guardo tutti i giorni e vedo quanto lavori duramente. Ho una domanda... Ogni giorno continuo a reprimerla, non volendo interferire. Ma perdonami, voglio chiederti una cosa: pensi che sarai in grado di vedere i fiori di queste piante?”.
Il vecchio rise e rispose: “No, non sarò in grado di vedere i fiori di queste piante, ma vedi, dietro alla mia capanna, quegli alberi enormi, millenari? Sono della stessa specie e mi danno dei frutti, mi danno dei fiori”.
Il re disse: “Li vedo, ma ancora non capisco, perché coltivare questi alberi?”.
L’uomo disse: “Se i miei genitori, o i miei antenati, avessero pensato che non sarebbero stati in grado di vederne i fiori, per non parlare dei frutti, questi alberi non ci sarebbero. Non sto pensando a me stesso. Sto pensando ai miei antenati e ai miei discendenti, devo loro qualcosa. Se i miei antenati sono stati così pazienti da essere felici che dei bambini che non avrebbero mai conosciuto potessero apprezzare i frutti e i fiori di questi splendidi alberi... Pensi che io sia un essere umano peggiore dei miei antenati? Sto pensando a qualcuno, in un lontano futuro, che mi sarà grato”.
Il re scrisse nella sua biografia: “Il vecchio giardiniere mi ha scioccato con la sua pazienza e con i suoi infiniti amore, compassione e fiducia”.

Qualcuno, un giorno, vedrà quei fiori. 
E per quanto riguarda la tua crescita interiore, non sarà qualcun altro a vederne i fiori. Sarai tu a vederli. Non riesci a essere paziente, ad avere solo un po’ di pazienza?
Oggi ho ricevuto dall’Olanda la lettera di uno dei miei vecchi sannyasin, Amrito. È un famoso scrittore olandese, con tutte le qualifiche possibili: lauree e lauree ad honorem. Ha scritto molti libri, tra cui almeno otto libri su di me. Oggi ho ricevuto una sua lettera in cui mi dice che sta scrivendo un altro libro su di me e che tra qualche giorno arriverà per ricevere la mia benedizione. Il titolo del libro è Dieci anni di preparazione. È diventato sannyasin dieci anni fa, ma definisce quei dieci anni solo una preparazione.
È necessario questo genere di pazienza. Con la fretta puoi ottenere solo dei fiori stagionali. Vanno e vengono. Più profonda è la tua pazienza, maggiore sarà la tua crescita. 
Surendra, non c’è bisogno di sentirti triste o frustrato. Non un solo sannyasin, se è onesto e sincero nella sua ricerca, fallirà. Il successo è assolutamente sicuro e garantito.
Ma devi ricordare che questo non è il cammino dei curiosi, non è il percorso di quelli che raccolgono informazioni. È il percorso di chi è pronto ad attraversare una trasformazione, a lasciare andare la personalità, i meccanismi di difesa, ad aprire il cuore per ricevere la luce che sta sorgendo all’orizzonte. Ci vuole semplicemente ricettività, sensibilità, sincerità e una ricerca onesta.
Il tuo successo è sicuro.

La signorina Bradshaw, una brava insegnante di scuola superiore, aveva risparmiato per diversi anni ed era finalmente a bordo di un elegante transatlantico per una tanto attesa crociera in Europa.
A bordo della nave scrisse sul suo diario: “Lunedì: stasera mi sono sentita particolarmente onorata, perché il capitano mi ha chiesto di cenare al suo tavolo. Martedì: ho passato l’intera mattinata sul ponte con il capitano. Mercoledì: il capitano mi ha fatto delle proposte disdicevoli sia per un ufficiale che per un gentiluomo. Giovedì: stasera il capitano ha minacciato di affondare la nave se non mi arrendo alle sue proposte indecenti. Venerdì: oggi pomeriggio ho salvato milleseicento vite”.

Aspetta... E devi solo salvare la tua vita, non quella di milleseicento persone. Io non sono il salvatore, ognuno è un salvatore, non di altri, ma di se stesso. Per la prima volta in tutta la storia dell’umanità stiamo compiendo un nuovo sforzo per dare a ogni persona il rispetto, la dignità e la responsabilità di salvare se stessa.
Per secoli agli esseri umani questa dignità non è stata data. Krishna cercava di salvare gli hindu e Cristo cercava di salvare i cristiani. Tutti stavano cercando di salvare qualcun altro. E non sono stati in grado di trasformare il mondo. Krishna ha fallito, Buddha ha fallito, Gesù ha fallito, Mosè ha fallito. Quando dico che hanno fallito, non intendo che abbiano fallito nella loro illuminazione. Voglio dire che hanno fallito nelle loro promesse all’umanità. 
Hanno assolutamente avuto successo per quanto riguardava se stessi. Ma nel momento in cui hanno cominciato a dire: “Io ti salverò, io sono il salvatore, io sono il profeta, io sono il messaggero, io sono l’incarnazione di dio”, hanno fuorviato le persone. Perché le persone hanno smesso di cercare, di cercare da sole. Hanno cominciato a sperare che credendo in Krishna, in Buddha, in Gesù... E a quel punto non era più loro responsabilità trasformare se stesse in uno stato di coscienza nuovo e più elevato.
Questo non è successo. In questo senso dico: “Tutti i salvatori del passato hanno fallito”. E non voglio far parte di quei falliti. Non sono un salvatore. Mi sono salvato io e penso che sia abbastanza. Ora salva te stesso.

Testo di Osho tratto da: Sat Chit Anand #4


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