Un articolo di Marga apparso su Osho Times n 263
Da piccolina ero una bambina piuttosto seria. Non mi piacevano gli altri bambini e preferivo stare con “i grandi”. Giocavo molto da sola e mi piaceva leggere e scrivere (anche se ancora non ero capace) e ascoltare le canzoni e le parole degli adulti. Ero tranquilla e tendenzialmente serena, spesso felice. Ma ricordo chiaramente la sensazione di osservare la vita senza veramente comprendere cosa stesse accadendo e soprattutto la ragione del perché mi trovassi là, con le persone che avevo imparato a chiamare “la mia famiglia”.
Madre, padre, nonna, nonno, zii e zie, poi cugine, poi secondo marito di mamma, poi seconda moglie di papà, poi sorelle e fratelli da entrambi i lati.
Guardavo tutto e tutti da una certa distanza, con la certezza profonda di non appartenere veramente a nulla e a nessuno.
A sei anni, causa cambio casa e inizio scuola, mi feci i primi amici e la vita cominciò a essere molto più intensa e selvaggia. Cominciai ad apprezzare la compagnia degli altri bambini e presto mi accorsi che era anche molto più facile di quanto avrei potuto immaginare.
Le lunghe e calde estati piemontesi vissute all’ombra del cortile di casa o sotto il sole feroce di prati e campi infiniti e senz’alberi, insieme a una tribù di coetanei con cui mi fondevo per sparire e poi ritrovarmi a casa piena di terra e graffi, macchie d’erba e fiori indelebili nel cuore.
Ma non persi mai la mia “serietà”, la mia capacità di osservare con un certo spietato distacco e la sensazione di non appartenere.
Avevo solo imparato a destreggiarmi meglio nella vita, con maggiore fiducia in me stessa e nel mio giudizio. E a godermi il dono dei sensi e del corpo.
Quindi, quando da adulta mi avvicinai alla meditazione e all’Osho Therapy e dovetti cominciare a relazionarmi con la mia “bambina interiore”, fu un viaggio molto particolare. La mia non era una storia di repressione di vitalità e pulsioni, come a volte accade, quanto piuttosto lo sforzo e il disagio di adattarmi a una realtà in cui non mi rispecchiavo. La cosa buffa fu notare che la mia bambina interiore era molto più seria di me adulta. Ed era difficile comprendere a fondo come ero arrivata da A a B!
Attraversai tutta la Primal piangendo e disperandomi, forse per la prima volta sentendo ed esprimendo a pieno il mio senso di disagio di allora.
L’uscita dalla Primal coincise con la fine – non per mia scelta – di una relazione importante che mi costrinse a dover essere adulta più che mai e a fronteggiare i cambiamenti con forza e determinazione.
A volte ricordo di essermi sentita un po’ in colpa verso la mia “bambina” per questo. Avrei voluto darle un momento di rilassata e infantile giocosità, ma la vita non me lo concesse e dovetti essere “seria” e decisa come non mai.
A quel tempo risale la mia decisione di cambiare continente e trasferirmi in India per sempre, o per lo meno a lungo termine. Seguirono anni dolci e felici, all’ombra di Osho e al sole feroce dell’infinita estate indiana e della mia voglia di vivere.
La morte di mia madre, molti anni dopo, mi mise nuovamente di fronte alla mia “bambina interiore”. Lacrime che sembravano non esaurirsi mai. Lo sgomento di aver perso la radice fondamentale che mi aveva portato in questo mondo e la sensazione che anche una parte di me fosse morta insieme a lei.
Fu così che decisi di iscrivermi al Freedom Process, che si teneva e si tiene, in esclusiva, proprio a Pune, dove vivevo.
Fu un lungo percorso. Prima la compilazione e l’invio di un lungo questionario, poi le interviste di preparazione, poi, mesi dopo, il gruppo vero e proprio.
Il Freedom Process è un processo di cui non si può rivelare quasi nulla, perché comprometterebbe l’esperienza di chi deve ancora farlo.
Quindi non entrerò nei dettagli di quel che è successo là.
Ma per quanto riguarda la mia personale esperienza e cosa ha rappresentato nella mia crescita personale, posso dire che è nel Freedom Process che ho veramente e finalmente compreso a fondo chi era la “me bambina”. Un essere tanto saggio quanto innocente, pieno di un amore e di una compassione quasi extraterrestri rispetto alla mediocrità che la circondava. E non era tanto la famiglia in quanto tale, che anzi, le aveva fornito un ambiente stimolante e relativamente libero, seppur in un’indubitabile e siciliana emotività senza mezze misure. Era invece la cultura circostante. Il cattolicesimo piemontese, il bigottismo di provincia, l’ignoranza di periferia e la tristezza intrinseca di un popolo regionalmente votato a essere dimesso e, come dice il detto, “falso e cortese”.
E l’elenco non si esaurisce certo qui…
Quello che intendo dire è che, parlando di “bambino interiore” non sempre tutto è da attribuire ai genitori, o agli adulti significativi con cui da piccoli entriamo in contatto effettivo. C’è un livello più profondo e più vasto di indagine e in questo senso il Freedom Process è davvero un’esplorazione a 360 gradi di tutto ciò che ha influenzato la nostra vita, sia in senso negativo che in senso positivo.
Il Freedom Process non è un processo di per sé doloroso ed emotivo, come la Primal, ma un viaggio di profonda e onesta consapevolezza, che ci fornisce strumenti potenti e irrinunciabili per comprendere a fondo la nostra essenza e la nostra personalità e viverle entrambe con un senso di integrazione e dignità.
Molti di noi sono ossessionati dal pensiero di dover guarire, cambiare, trasformarsi, come se fossero una diretta conseguenza del nostro “fare”.
È vero che senza fare nulla non si va molto lontano, ma è anche vero che la vita diventa veramente piacevole quando siamo finalmente in grado di essere in pace con noi stessi non perché siamo guariti, cambiati, trasformati, ma perché abbiamo imparato a rilassarci in quel che c’è, dentro e fuori di noi: l’ombra e la luce, il difetto e il pregio, la mancanza e il dono.
Quindi se sentite o pensate che nella vostra storia spirituale manca ancora qualcosa, che siete pronti per quel passo in più che vi potrà portare a volare alto, considerate di andare a Pune per il Freedom Process.
Come ho accennato prima, non basta iscriversi online, ma bisogna seguire una procedura che dura qualche mese o settimana…
Tutte le informazioni (in inglese) su: www.livingtruthnow.com
Articolo apparso su Osho Times n. 263