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Il potere della consapevolezza

"L’intera arte della meditazione è: come essere totali nell’azione, e come convertire l’energia che andava nei pensieri e farla diventare consapevolezza." Osho

Un articolo di Akarmo apparso su Osho Times n 264

 

Meditazione nell'azione
 

 

“Davvero basta la consapevolezza?”

Questa è la domanda che feci a Shunyo in un ritiro di Vipassana, tanti anni fa. 

In quel momento mi sembrava un lavoro impossibile cambiare me stesso, innanzitutto, ma anche certe situazioni della mia vita, focalizzandomi semplicemente sulla consapevolezza. 

La sua risposta mi arrivò come una fucilata: “Lo dice il tuo maestro!”. Cosa che mi fece vedere immediatamente una cosa importantissima: stavo in qualche modo cercando di scappare dalla via della meditazione, che sembrava così difficile e inefficace in quel momento della mia vita, senza nemmeno rendermi conto di in quale “spazio” ero finito.

Alla fine di quel ritiro di Vipassana, dopo aver ritrovato un senso della direzione, ero molto grato a quella piccola bastonata Zen ricevuta da Shunyo: la consapevolezza, l’essere semplicemente presente a quello che mi succede, aveva già cambiato, in realtà, un sacco di cose!

È vero che un piccolo momento di consapevolezza sembra niente al confronto della vastità della vita, però è anche vero che un attimo di consapevolezza può, per esempio, salvarti la vita mentre vai ai 100 all’ora in autostrada. 

A proposito di auto, ricordo una cosa che mi è successa nel paese in cui vivo. 

 

Un giorno il semaforo a un incrocio della trafficatissima statale si era rotto e quindi un vigile stava gestendo a mano i flussi di traffico alternatamente. Nel momento in cui sono arrivato, il vigile ha dato lo stop all’auto dietro di me e io ero quindi l’ultimo a passare dal mio senso di marcia. Ma prima che io riuscissi a transitare completamente dall’altra parte dell’incrocio, lui diede il via al traffico alla mia destra, generando un alto rischio di incidente. Aiuto! 

Per fortuna andavo piano e quindi mi sono fermato immediatamente, in tempo per evitare lo scontro. Ma il vigile, nonostante fosse stato un suo chiaro errore che non era pronto ad ammettere, tanto più nel bel mezzo dell’azione, si scagliò contro di me, urlandomi di non aver rispettato il suo segnale. Io tirai giù il finestrino e lo lasciai sfogare mantenendo il silenzio. 

Era un vigile, aveva il potere di mettermi in difficoltà, quindi non reagii in fretta, ma rimasi in ascolto. 

E così rimanendo ricettivo e senza interagire, mi resi anche conto del fatto che probabilmente per lui era stato uno shock ancora più forte che per me, in quanto sapeva benissimo di aver commesso un grave errore! 

Così appena ebbe finito di scaricare la tensione, usando me come capro espiatorio, invece di controbattere agli improperi che mi aveva gridato, o di cercare di difendermi incolpando lui di incapacità a gestire il traffico, gli dissi con tono rassicurante: “Non è successo niente, è andato tutto bene e nessuno si è fatto male. Nessun incidente, niente, è tutto a posto”. 

Immediatamente lo vidi rilassarsi. Avevo probabilmente toccato il nocciolo del suo problema: lui si sentiva in colpa per il pasticcio che aveva combinato, ma la bella notizia era: “Non è successo niente!”. Ah che sollievo! E a quel punto mi mostrò un altro lato di sé, scusandosi e ammettendo che: “Sa, con tutto ‘sto traffico è davvero difficile tenere tutto sotto controllo”. Di nuovo lo tranquillizzai e gli mostrai la mia sincera comprensione della sua difficoltà a gestire la situazione sotto tanto stress e poi ci salutammo cortesemente.

Ho raccontato questo aneddoto solo per dire che in un momento di consapevolezza si ha prima di tutto la capacità di vedere, poi la libertà di scegliere e quindi di migliorare la propria vita e, sorpresa, anche quella degli altri che possono rispondere in modo diverso a una presenza diversa! 

Se moltiplichiamo i momenti della gior­nata per il numero di coloro che vi partecipano, quello che verrebbe fuori è un mondo totalmente diverso!

 

E come in tutte le cose, se ci guardiamo intorno, anche la consapevolezza ha vari livelli. Quando penso ai grandi saggi dell’umanità, agli illuminati d’ogni tempo, a Osho, mi piace molto pensare all’esempio che lui cita ogni tanto… Io non posso sapere che se continuo per questa strada sconosciuta a un certo punto incontrerò un lago. Per me che cammino sul sentiero è ignoto, ma per un uomo seduto in cima all’albero, che vede bene l’intero orizzonte davanti, è normale saperlo. E se me lo dice, a me può sembrare una magia, una profezia, ma per lui è una semplice e ordinaria esperienza di consapevolezza.

Mi viene in mente un episodio che ha raccontato Osho di quando era in carcere in America. 

Le autorità carcerarie avevano programmato di fargli compilare i moduli con un nome falso, David Washington, in modo da poterlo uccidere e far sparire le tracce del suo passaggio nelle carceri americane.

Lo sceriffo aveva già iniziato a mettere in moto l’imbroglio criminale quando, a sorpresa, Osho gli disse di stare attento a quello che stava per fare, perché il giorno dopo sarebbe finito tutto sui giornali nazionali.

Ancora prima che il tutto prendesse la piega voluta dalle autorità, incredibilmente, grazie a una fortuita e fortunata circostanza, Osho era già riuscito a parare il colpo...


Osho: "Una ragazza che stava per essere liberata aveva compilato i moduli proprio prima di me. Poi era venuta a sedersi al mio fianco e aveva detto: ‘Siamo tutti dalla tua parte. Anche se non sappiamo molto, ti abbiamo ascoltato in televisione e abbiamo letto i tuoi libri nella biblioteca della prigione. Vorrei fare qualcosa per te, qualunque cosa tu voglia’.

Le dissi: ‘Fai solo una cosa: non andartene subito, ma nasconditi nell’angolo e aspetta che la mia conversazione con lo sceriffo sia terminata. Poi esci e riferisci a tutti i giornalisti che stanno aspettando fuori, esattamente ciò che avrai udito’.

E lei lo fece. Riportò esattamente ogni parola. Alle cinque del mattino era tutto sui giornali e alla radio. E lo sceriffo arrivò correndo e sudando e disse: ‘Avevi ragione. Non sono riuscito a dormire tutta la notte. È su tutti i giornali. Ma come ci sei riuscito?’.

Risposi: ‘La verità trova sempre un modo per gestire le cose’.

 

Questo è il mondo in cui viviamo. È quasi folle. E la ragione della sua follia è che nessuno sa dove sta andando e perché; da dove viene e qual è il significato di tutto ciò.

Se non conosci il significato della vita e il significato dell’esistenza, non puoi definirti una persona sana di mente. Voglio che i miei sannyasin siano le persone più sane della Terra. La Terra ha molta sete di salute mentale." *

 

 

* Osho da, Sermons in Stones #15