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Primal

Verso un modo di vivere autentico

Da un'intervista a Shakura su Osho Times n. 285

 

Primal


Domanda: Che cos’è la Primal?

Shakura: La Primal è un metodo terapeutico, un modo per lavorare su se stessi. In Primal torniamo al passato, in particolare ai primi sette anni di vita, portando chiarezza sui condizionamenti ricevuti e facendo luce sulle vecchie ferite che ci portiamo dietro da allora.

Se dovessi esprimerlo in una frase direi: la Primal è un processo che ci porta verso il nostro vero io, verso un modo autentico di vivere. Stacca gli strati di condizionamento e di dolore, in modo che la nostra vera natura possa trasparire. Primal significa guarire il passato, scendere a patti con il passato, in modo da riuscire a vivere la vita, presenti nel momento, qui e ora.

 

 

Domanda: Perché tornare al passato quando la vita accade ora e abbiamo un futuro davanti a noi?

Shakura: Il fatto è che la maggior parte di noi porta ancora con sé il passato. Le strategie che abbiamo sviluppato durante l’infanzia per far fronte alla situazione familiare continuano a guidare le nostre vite, spesso con conseguenze dannose. Non siamo in grado di vivere pienamente nel presente, perché la mente continua a portarci indietro, poiché non abbiamo “completato” il passato. Ci circonda ancora come un grosso fardello.

Di conseguenza: Non stiamo bene con noi stessi. Non riusciamo a godere di relazioni intime e sane. Potremmo avere problemi con l’autorità. Non riusciamo a essere pienamente vivi o creativi. Alcune persone si ammalano cronicamente. E queste sono solo alcune delle difficoltà che possiamo incontrare.

Quando il bambino nasce, è pura “essenza”. Non ha ancora una personalità, è in uno stato di grazia. Se osservi un bambino piccolo puoi percepire una vitalità fresca e immensa, una bellezza divina.

Tuttavia, il cucciolo umano è fragile e indifeso e dalla nascita in poi può vivere molti eventi traumatici. Non sto parlando solo di bambini che provengono da famiglie violente: molte situazioni che sembrano “normali” a un adulto sono estremamente dolorose per un bambino.

Ad esempio: quando la madre esce dalla stanza, un bambino molto piccolo spesso prova terrore; sperimenta una specie di morte. È tutt’uno con la madre, ha bisogno di lei e non ha ancora la capacità di sapere che tornerà. Per il bambino, in quel momento, la madre è andata via per sempre; è un grande abbandono.

E che dire se in famiglia c’è una morte o il divorzio? O se il bambino si ammala e deve essere ricoverato in ospedale? O se i genitori litigano, o se la madre dà alla luce un altro bambino e distoglie la sua attenzione dal primo?

Tutto questo è terribilmente doloroso per il bambino, ma poiché la natura vuole che il bambino sopravviva, trova il modo di bloccare parte del dolore, in modo che non sia avvertito nella sua totalità. È una sorta di anestesia.

Inoltre, ogni bambino vive un momento decisivo in cui la sua essenza, il suo essere, si nasconde ed è sostituito da una personalità superficiale che gli è necessaria per adattarsi alla famiglia.

Quando il bambino perde il contatto con il suo vero sé, è una specie di morte psicologica. In questo modo la sopravvivenza del bambino è garantita – almeno nella maggior parte dei casi – ma si creano ferite profonde che restano all’interno del sistema corpo-mente. E quando siamo adulti ci ritroviamo carichi di dolore.

Molte persone si rendono conto di come continuano a reagire alle situazioni in modo anormale. Ad esempio, una persona che porta una ferita da abbandono, o si chiude e non si concede alcun rapporto intimo, oppure continua a essere attratta da persone inaffidabili che la abbandonano.

Queste non sono decisioni consapevoli. Non lo facciamo deliberatamente. Siamo guidati dalle ferite sepolte nelle nostre menti e nei nostri corpi. Il dolore attira altro dolore.

 

 

Domanda: Che cosa caratterizza la Terapia Primal?

Shakura: La differenza con altri tipi di terapia è che in Primal tutta la nostra attenzione è focalizzata in modo univoco sull’infanzia e sull’influenza e il condizionamento ricevuti dai genitori. Questo crea un’intensità che consente una “chirurgia” profonda. La Primal è come un terremoto che ti apre gli occhi su ciò che è realmente accaduto durante l’infanzia e su come il passato sia ancora dentro di te.

Per sopravvivere, ogni bambino protegge i genitori e il loro comportamento, e anche da adulti perpetuiamo questo atteggiamento. In un certo senso, continuiamo a essere bambini in un corpo adulto, finché non riusciamo a vedere attraverso il sogno e a guardare la realtà senza filtri. Solo quando questo accade possiamo iniziare a crescere.

 

 

Domanda: Fin da quando ero bambina mi sono ripromessa di non fare mai gli errori che hanno fatto i miei genitori e di essere una buona madre per i miei figli. Eppure, mio malgrado, spesso mi arrabbio e grido contro di loro. Perché?

Shakura: Penso che chiunque potrebbe porsi questa domanda, perché è una situazione generale: vogliamo essere dei buoni partner, dei buoni genitori, o dei buoni amici, ma non succede. Al contrario… Il problema è che queste decisioni non vanno molto in profondità. Non influenzano la parte inconscia della mente, o, come la chiamiamo nel nostro lavoro, il “bambino ferito” dentro di noi.

Il lavoro della Primal è per questo “bambino interiore”, che si porta dietro il dolore e la rabbia del passato e che non riesce a cambiare solo perché lo vuole. Dobbiamo essere in grado di fare breccia in quel dolore, di convalidarlo, di sentirlo ed esprimerlo nel giusto contesto, in modo che possa essere trasformato.

Il nostro “bambino interiore ferito” vive ancora nel passato, non riesce a vedere la realtà e le persone per quello che sono ora. Continua a proiettare mamma e papà su tutti, specialmente sulle persone vicine, come gli amanti, i partner e persino i figli.

Questo bambino cerca di ottenere da loro l’amore che non ha avuto quando era piccolo, usando le stesse strategie, oppure rivolge a loro la rabbia che non è stato in grado di esprimere verso i genitori. Se non diventiamo consapevoli di questo bambino ferito e se non accogliamo le sue emozioni, prende il sopravvento sulla nostra vita, con conseguenze molto dannose.

All’inizio è scioccante rendersi conto del fatto che non vediamo nessuno come è realmente e che proiettiamo mamma e papà su tutti. Alcuni l’hanno definita la Santissima Trinità: io, mamma e papà!

Questa è la nostra realtà: non siamo uno, siamo tre. O anche più di tre. Ma questo shock ci trasforma, inizia a cambiare qualcosa, e anche se siamo ancora intrappolati nello stesso comportamento, è entrata un po’ di luce e prima o poi riusciamo a riconoscere cosa sta succedendo. E iniziamo ad avere più libertà, riusciamo a mettere uno stop, non siamo più costretti a ripetere il passato per sempre.

 

Domanda: Perché intraprendere questo lavoro adesso?

Shakura: Da adulti, riusciamo a vedere che la situazione che ha provocato il dolore non sta accadendo ora. Inoltre, il nostro corpo e il nostro sistema nervoso sono completamente sviluppati e sono in grado di gestire le emozioni intense. Abbiamo a disposizione delle risorse – consapevolezza, forza, coraggio, compassione, voglia di conoscere noi stessi – che da bambini non avevamo. Non siamo più indifesi né dipendenti dai genitori. Questo ci permette ora di sentire totalmente il dolore che ci siamo portati dietro e che ora emerge. In questo modo possiamo trasformarlo, sentendo quello che il bambino non poteva sentire.

 

 

Domanda: Hai portato a termine il tuo lavoro Primal personale?

Shakura: Non credo che il lavoro Primal abbia mai una fine, così come non c’è fine alla trasformazione e alla crescita. Continuo ad avere comprensioni e intuizioni su me stessa e sulla mia infanzia, mentre facilito il processo per altri.

La vita mi offre molte opportunità di sentire il dolore che ancora porto dentro, mettendomi in situazioni difficili. Eppure, se ripenso a me stessa com’ero anni fa, adesso è tutto molto più leggero.

E quando riesco ad accettarmi così come sono, le cose si muovono velocemente e cambiano. Il viaggio continua ed è affascinante, a volte anche gioioso. Potrebbe sembrare un paradosso, ma dal momento che sono disposta a sentire il dolore, ho meno sofferenza, più pace, più gioia.

Mi sento profondamente onorata e grata di facilitare questo processo in tutto il mondo, di essere testimone di una profonda trasformazione in così tante persone e di continuare a crescere attraverso questo lavoro.


Tratto dall' Osho Times n. 285

 

Pubblicato su oshonews.com

 

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