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Il dibattito

La differenza tra udire e ascoltare

Un raro racconto di Osho apparso su Osho Times n. 289

 

Osho


 

Un uomo si recò da Gautama il Buddha.

Era un filosofo piuttosto noto all’epoca e aveva sconfitto molti altri filosofi in dibattiti sulla verità suprema, su dio.

Era venuto per sconfiggere anche Gautama il Buddha: quella sarebbe stata la sua vittoria finale. Aveva portato con sé cinquecento discepoli prescelti per vedere Gautama il Buddha sconfitto.

Ma Gautama il Buddha gli fece una domanda molto strana. Gli chiese: “Comprendi il significato e la differenza tra udire e ascoltare?”.

L’uomo rimase perplesso. Era venuto per discutere di grandi temi e quella era una cosa da poco. E non c’era alcuna differenza!

Per ciò che riguarda la lingua, per i dizionari, udire è ascoltare.

L’uomo disse: “Non c’è alcuna differenza e speravo che non mi avresti fatto una domanda così ordinaria”.

Gautama il Buddha disse: “C’è una grande differenza. E a meno che tu non la comprenda, non c’è alcuna possibilità di dialogo. Io dirò una cosa e tu capirai qualcos’altro. Quindi se vuoi davvero dialogare con me, siediti al mio fianco per due anni. Non dire una sola parola, ascolta e basta. Qualunque cosa io dica agli altri, non ti preoccupare, non la sto dicendo a te. Quindi non devi preoccuparti se è vera o falsa, se devi crederci o no: sei solo un testimone, la tua opinione non è richiesta.

Dopo due anni, potremo avere quel dialogo, la discussione per cui sei venuto. E mi piacerebbe essere sconfitto, quindi non faccio questo per rimandare la sconfitta; lo faccio solo per rendere possibile il dialogo”.

In quel preciso momento, Mahakashyap, un grande discepolo di Gautama il Buddha, forse il più grande, scoppiò a ridere.

Era seduto sotto un albero lontano e il filosofo pensò: “Quell’uomo sembra matto. Perché ride?”.

Buddha disse: “Mahakashyap, questo non è educato; anche per un uomo illuminato, questo non è giusto”.

Mahakashyap rispose: “Non mi interessa se è giusto o sbagliato; mi dispiace solo per questo povero filosofo”.

Poi si rivolse al filosofo e gli disse: “Se vuoi discutere, fallo subito; dopo due anni, ci sarà solo silenzio e nessun dialogo. Quest’uomo non è degno di fiducia. Ha ingannato anche me! Anche io ero venuto con la tua stessa idea, per sconfiggerlo, e lui mi ha ingannato. Mi ha detto: ‘Siediti per due anni al mio fianco e ascolta. Impara prima l’arte di ascoltare. E dal momento che non sarai affatto coinvolto, la tua mente non avrà bisogno di entrare in funzione’. E due anni sono tanti; la mente inizierà a dimenticare come si fa a pensare, come si fa ad agire. La presenza stessa di Gautama il Buddha è così quieta, così silenziosa, che inizierai a gioire nel silenzio. E ascoltando le sue parole... Che non saranno rivolte a te, quindi non ti chiederai se sono in accordo con i tuoi pregiudizi, con la tua filosofia, la tua religione, con te, oppure no. Resterai indifferente. Lo ascolterai come se stessi ascoltando gli uccelli che cantano al mattino quando sorge il Sole.

E in due anni la mente scompare. E anche se quelle parole non sono rivolte a te, iniziano ad arrivare al tuo cuore. Dal momento che la mente è silenziosa, il passaggio è aperto, la porta è aperta, il cuore le accoglie. Quindi, se vuoi chiedere qualcosa, se vuoi sfidare quest’uomo, sfidalo ora. Non voglio vedere un altro uomo tradito”.

Gautama il Buddha disse: “Sta a te: se vuoi sconfiggermi ora, dichiaro la mia sconfitta. Non c’è bisogno di parlare. Perché perdere tempo? Hai vinto. Ma se vuoi davvero dialogare con me, allora non chiedo molto: solo due anni per imparare l’arte dell’ascolto”.

L’uomo rimase per due anni e dimenticò totalmente che dopo avrebbe dovuto sfidare Gautama il Buddha a un dibattito. Dimenticò persino il calendario.

Passarono i giorni, passarono i mesi, passarono le stagioni e lui si stava godendo così tanto il silenzio che non aveva idea che i due anni fossero già passati.

L’uomo aveva assaporato quei due anni di silenzio così profondamente che non riusciva a concepire che fossero già passati. All’improvviso, lo stesso Buddha gli chiese: “Ti sei completamente dimenticato? Sono passati i due anni: oggi è lo stesso giorno in cui sei arrivato due anni fa. Ora, se vuoi sfidarmi a un dibattito, sono pronto”.

L’uomo cadde ai piedi di Gautama il Buddha.

E Mahakashyap rise di nuovo e disse: “Te l’avevo detto, ma nessuno mi ascolta. Sono stato seduto sotto questo albero per quasi vent’anni, per impedire alle persone di cadere nella trappola di quest’uomo, ma nessuno mi ascolta. Cadono nella trappola e ognuna di loro mi regala due occasioni per ridere”.

L’uomo, dopo aver toccato i piedi di Gautama il Buddha, andò a toccare anche i piedi di Mahakashyap, dicendogli: “Ti sono grato. Ho imparato la distinzione tra udire e ascoltare. L’udito ha fatto di me un uomo di grande conoscenza e l’ascolto mi ha reso innocente, silenzioso… Una pace che supera ogni comprensione. Non ho domande e non ho risposte; sono completamente silenzioso. Tutte le domande sono scomparse, tutte le risposte sono scomparse. Posso sedermi anche io accanto a te sotto quest’albero?”.

Mahakashyap gli rispose: “No, non accetto discepoli; questo è compito di Gautama il Buddha: vai da lui. Non accalcarti intorno al mio albero, perché anche qui non c’è niente da ascoltare, solo una risata ogni tanto, quando arriva qualcuno e vedo che sta per cadere nella trappola. Tu sei caduto nella trappola; ora diventa un iniziato, diventa un sannyasin”.

Non solo l’uomo diventò un sannyasin, ma anche i suoi cinquecento seguaci, che erano rimasti anche loro seduti ad ascoltare per due anni ed erano entrati nel silenzio.

Tratto da: Osho, The Golden Future #16

 

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