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Lasciateli sperimentare!
 

I genitori
non dovrebbero mai fare niente
per trasformare i figli
in fotocopie di se stessi

 

Un brano inedito di Osho apparso su Osho Times n 199

Osho,
cosa possono fare i genitori per educare e trattare i loro figli in modo diverso, in modo da ridurre i condizionamenti e le repressioni con cui poi dovranno fare i conti da adulti?


Posso darvi delle linee guida.
La prima: i genitori non dovrebbero mai fare niente per trasformare i figli in fotocopie di se stessi. Se ami i tuoi figli questa è la prima cosa da evitare, da smettere completamente, per l’unica e semplice ragione che la natura non ammette copie, ma solo originali!
E dovrebbero chiedersi che cos’hanno realizzato nella vita: quali benedizioni, che canzoni, che estasi? Nulla di tutto ciò: le loro vite sono aridi deserti. Eppure cercano di far sì che i loro figli vivano come vogliono loro, ma una cosa è certa: è l’unica cosa che i figli non dovrebbero fare. Questo dovrebbe essere il loro approccio perché hanno ottenuto solo infelicità, angoscia, ansia e ogni genere di sofferenza. Ma sono completamente inconsapevoli del fatto che stanno preparando la futura generazione a rivivere lo stesso genere di esperienze.
I genitori dovrebbero essere consapevoli dei condizionamenti che trasmettono ai loro figli, perché hanno vissuto in quei condizionamenti e cosa ci hanno ricavato? Una cosa è assolutamente certa: hanno fallito, la loro vita è stata una lunga storia di infelicità e sofferenza. Quindi una cosa è sicura, dovrebbero renderne consapevoli i loro figli: “Non imitateci, abbiamo fallito. Fate qualsiasi cosa, ma non imitateci. Almeno provate qualcosa di nuovo, non imitateci”.
Ma i genitori fanno esattamente l’opposto ed è una proiezione del loro ego. Il padre vuole che il figlio lo rappresenti nel mondo, che sia più rispettabile, più onorato, più ricco, che si sappia che è suo figlio. Persino dopo la morte il mondo si ricorderà di lui attraverso il figlio. Non si interessa dell’individualità del figlio, ma solo della proiezione del proprio ego. Per questo dimentica completamente di aver vissuto l’inferno e che ora sta preparando il figlio a vivere nello stesso inferno.
I genitori devono soltanto stare molto attenti e essere molto consapevoli. Questa è la prima cosa.
La seconda è che i figli dovrebbero essere protetti e seguiti in modo che non possano andare alla deriva, suicidarsi o diventare dei drogati. Dovrebbero essere protetti, ma in modo molto delicato e con tanta comprensione.
Dissi a mio padre: “Voglio iniziare a fumare”. Avevo solo tredici anni e lui rispose: “Cosa? Fumare? Certo che hai del fegato, lo chiedi a me? Chi vuole fumare, soprattutto un bambino, lo fa di nascosto e tu invece mi chiedi il permesso?”.
Risposi: “Sì, perché così non devo fare troppe cose sbagliate: fumare innanzitutto, poi mentire, ingannare, nascondermi. E se poi mi scopri, con che faccia mi presento davanti a te? Tutti fumano e voglio capire cosa ci trovano, ma non ho i soldi per farlo – e voglio i sigari e le sigarette migliori – quindi pensaci tu”.
“Devo pure comprartele io?” disse e io risposi: “Certo, vuoi che vada a rubare? O vuoi che chieda l’elemosina ai vicini? Ci devi pensare tu”. Ci pensò un attimo e disse: “Sì, forse è questo il modo giusto, forse hai ragione”.
Ci pensò lui e fu la mia prima e ultima esperienza con il fumo. Era semplicemente stupido e sciocco inalare ed esalare fumo sporco quando avevo a disposizione ossigeno puro! E dove vivevo io, in particolare, era così bello e arieggiato che respirare aria inquinata, distruggendosi i polmoni e persino pagare per farlo…
Dissi a mio padre: “È finita per sempre, ma se non me lo avessi permesso forse sarebbe diventata un’abitudine, un vizio. Sarebbe diventata una sfida. Se mi avessi detto di no sarebbe diventata una sfida, avrei dovuto dare prova di me, dimostrare qualcosa”.
Ogni bambino deve dimostrare la propria individualità in un modo o nell’altro e forse se avessi continuato a fumare per un po’ di giorni, avrei preso il vizio, sarei diventato dipendente.
I bambini devono essere protetti, ma devono avere anche ogni opportunità e libertà.
Questa è la seconda cosa per me. Ai bambini dovrebbe essere data piena libertà di fare esperienza non solo di ciò che è buono, ma anche di ciò che non lo è, in modo che possano decidere da soli. Non bisogna costringerli a seguire regole e regolamenti, ma lasciare che trovino il loro modo, semplicemente guardandoli con at­tenzione, in modo che non cadano in un fosso.
E la terza cosa: non dire mai ai tuoi figli niente che non sia una tua personale esperienza di vita. Ammetti la tua ignoranza: questo farà sì che guadagnerai un maggiore rispetto da parte loro e più fiducia. Ma l’ego dei genitori vuole far finta di sapere tutto: sanno chi è dio, sanno cos’è il paradiso, l’inferno, sanno tutto… e non sanno niente. Presto o tardi i bambini scopriranno che i loro genitori hanno mentito su cose così importanti. Quel giorno tutta la loro fiducia e il loro amore scompariranno, lasciando il posto al rancore e all’odio.
Quindi la terza cosa è: di’ ai tuoi figli solo ciò di cui hai fatto esperienza diretta. E di’ loro che non sai niente delle cose divine, vorresti, ma non sai, anche tu stai cercando. E di’ ai tuoi figli: “Anche voi dovete essere dei cercatori. Se troverò ciò che cerco prima di voi, ve lo dirò. E se sarete voi a trovarlo, ditemelo. Possiamo essere aperti e comunicare”.
Questa è una delle cose più difficili al mondo: genitori e figli vivono così separati e distanti, che la comunicazione è quasi impossibile. Tutto ciò che i genitori dicono ai figli sembra loro spazzatura, tutto quello che i figli dicono ai genitori sembra loro infantile.
Questa terza cosa significa che i genitori dovrebbero diventare amici dei loro figli ed è loro responsabilità ridurre la distanza, trovare un ponte.
Siate rispettosi verso i bambini. I genitori si aspettano il rispetto dei figli, ma dimenticano che è una cosa reciproca. Rispetta i bambini e loro ti rispetteranno. Abbi fiducia nei bambini e loro avranno fiducia in te. In questo modo c’è possibilità di comunicazione. È necessaria una comunicazione profonda ed è possibile soltanto se i genitori non mentono.
Per esempio quando mio padre mi disse: “Ora è tempo che inizi a venire al tempio insieme a me e impari qualcosa della nostra religione” io risposi: “Non ho bisogno di andarci, puoi insegnarmi tu quello che hai imparato, quello di cui hai fatto esperienza. Mi fido più di te che del prete, un prete stipendiato dal tempio. Mi fido di più di te. Non mi fido di quelle statue morte nel tempio. E come faccio a sapere se ciò che è scritto sui libri sacri è vero oppure no? Tu vai al tempio da tutta la vita, dimmi: hai mai veramente sentito qualcosa o è soltanto un vuoto rituale? I tuoi genitori te l’hanno tramandato e ora tu lo passi a me?”.
Non mi chiese mai più di andare al tempio, ma disse: “Hai ragione, non mi hanno mai dato niente queste preghiere, nessuna risposta. E non ho mai fatto esperienza di nulla di ciò che queste religioni insegnano. E ho fatto del mio meglio”. Questo era certo: era un uomo che faceva sempre del suo meglio in qualsiasi cosa. L’ho visto pregare per ore al tempio, al mattino e alla sera. E l’ho visto leggere i libri sacri fino a tarda notte. Gli dissi: “Devi solo dirmi che visto che non hai mai ottenuto niente in tutto il tempo che hai sprecato, allora mi lasci cercare a modo mio. Non interferire”.
E vi sorprenderà… morì come mio discepolo. È morto da sannyasin, perché sono riuscito a trovare, a realizzarmi prima che ci riuscisse lui con la sua religione datata e morta, vecchia di venticinque secoli. Gli dissi: “Ho trovato e sono pronto a condividere con te. E ti sono grato di non avermi costretto, perché ero indifeso, troppo dipendente. Avresti potuto costringermi ad andare al tempio, a imparare dai preti, a leggere gli stessi libri che avete letto voi, per generazioni. Ti sono grato per non avermi costretto”.

 

Brano di Osho tratto da: Cambia te stesso e cambiarai il mondo (Uno Editori) il libro in omaggio per gli abbonati allegato al numero (luglio agosto) di Osho Times...

 

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